di Peppe Croce
Siti come Sickweather.com tengono traccia dei post sui social che parlano delle malattie e dei loro sintomi. Possono essere usati per evitare i contagi? Secondo qualcuno sì.
"Sui social pubblichiamo in continuazione informazioni sulla nostra salute"
Malattia social -
scambiati e venduti in borsa
Sickweather.com
Tante informazioni - A pensarci bene, chi fa un uso massiccio dei social network spesso e volentieri condivide informazioni personali, anche quelle sui sintomi delle malattie che gli capita di avere. Pensa a quante volte avrai postato su Facebook aggiornamenti come "Maledetto mal di testa!" o "Ho la gola in fiamme" e quante volte i tuoi amici avranno risposto "Anche io, deve essere arrivata l'influenza". Bene, basta solo tracciare in forma anonima queste informazioni per avere un'idea di massima di quando e dove stia per diffondersi un virus stagionale. E questo è solo uno dei tanti esempi possibili.
Pro e contro - I social, quindi, possono essere utilizzati per scopi sanitari. Ma anche per diffondere le corrette informazioni su come curarsi o su cosa fare in caso di malattia. E qui, purtroppo, tocchiamo un tasto dolente perché non mancano gli esempi di cattivo uso di Twitter o Facebook per diffondere improbabili metodi di cura. Twitter ha presentato, nell'aprile 2009, il caso più eclatante. Era in corso la pericolosa epidemia di influenza suina e i cinguettatori avevano inaugurato l'hashtag "#swineflu". Solo che su Twitter si hanno a disposizione solo 140 caratteri, che spesso non bastano per diffondere informazioni serie e controllate su un tema così importante. Il meccanismo stesso delle conversazioni in Twitter, poi, ha portato milioni di utenti a ritwittare migliaia di messaggi completamente fuori contesto facendo passare per "buono per tutti" quello che magari era buono solo per un utente. (sp)