E’ dura produrre automobili di lusso al giorno d’oggi. Da un lato c’è la recessione, dall’altro il pericolo dell’Oriente, disposto a tutto pur di carpire i segreti produttivi e capace di un potere di manodopera sconosciuto in Occidente. Non dovrebbe quindi stupire che i vertici di Porsche abbiano deciso di “chiudere i rubinetti” di Facebook per i propri 13.000 dipendenti, sparsi in tutto il Mondo. La ragione di tale scelta riguarda principalmente lo spionaggio industriale. Facebook è un social media e nel termine “media” è contenuto anche il concetto di comunicazione. Il problema diventa capire chi sta comunicando e per quale ragione.
Per ragioni di sicurezza Facebook ha un database completamente inaccessibile senza ordini del tribunale e per soprammercato le leggi tedesche sono molto severe quando si tratta di rispettare la privacy dei dipendenti. Purtroppo quello che protegge gli utenti non sempre protegge le aziende ed in questo caso il timore era reale: Facebook viene spesso usato dalle agenzie di intelligence straniere come mezzo per avvicinare i dipendenti scontenti, guadagnarsi la loro fiducia ed ottenere informazioni sui cicli produttivi e le tecnologie riservate.
In certi casi, come quelli di Russia e Cina, si sospetta che ci sia la collusione o addirittura l’aiuto diretto da parte dello Stato in questo genere di furti di informazione. La scelta di Porsche, quindi, è ampiamente giustificata. Peccato per i dipendenti, però... Le loro fattorie di Farmville andranno in rovina...