I bambini, fin da piccoli, sono dei grandi esperti digitali: maneggiano con disinvoltura tablet e smartphone, sanno dove trovare le loro app preferite e come accedere ai contenuti per loro più interessanti.
Tra questi contenuti, la parte del leone la fanno i video, che riescono a tenere incollati allo schermo, anche per ore i piccoli umani. Solo recentemente il mondo della ricerca si è interessato a questo fenomeno e a provato a scoprire quali sono i meccanismi che stimolano nei bambini il consumo, spesso compulsivo, di video online. Perché quelli per bambini sono tra i video di Youtube più visti. Prendete per esempio questo cartone animato di Masha e Orso che ha ricevuto oltre 2,3 miliardi (sì, miliardi) di visualizzazioni.
Baby YouTube. Il tema è stato affrontato in maniera approfondita in un articolo pubblicato qualche giorno fa su The Atlantic, dove viene analizzato il funzionamento di YouTube Kids, la versione dedicata ai bambini della piattaforma video di Google.
L’algoritmo che propone a chi utilizza la app quali video vedere è tutto sommato semplice: il sistema tiene traccia dei video con i quali l’utente ha interagito di più, la sua zona geografica, l’età, il sesso e altri dati che recupera dalla storia online dell’utente. Grazie a queste informazioni confeziona l’elenco dei filmati che hanno la più alta probabilità di interessare chi si trova di fronte allo schermo. E più video il bambino guarda, più il sistema diventerà preciso nel proporgli contenuti di suo gradimento.
PEr un pugno di dollari. Dal punto di vista pratico ciò significa che ogni bambino può crearsi - anzi si trova già fatto - un palinsesto personalizzato assolutamente aderente ai propri gusti del momento. Ma è un bene o un male? Per capirlo è necessaria una piccola premessa (che a qualcuno sembrerà pleonastica) e che riguarda il mondo degli adulti, che realizzano e caricano su YouTube migliaia di ore di video ogni secondo.
Per sapere quali contenuti incontreranno il favore dei bambini possono solo fare riferimento ai filmati più visti, e produrne di conseguenza altri simili sperando che il sistema li proponga ai piccoli utenti. In questo modo si garantiscono click e visibilità, e di conseguenza i guadagni provenienti dalle campagne pubblicitarie che precedono ogni filmato.
Spot nascosti. Il rischio, secondo gli esperti, è quello di esporre i piccoli a dosi spropositate di pubblicità. Sia quella che compare prima di ogni video, sia quella nascosta nei video. Tra i video più visti di YouTube, infatti, ci sono quelli dedicati ai giocattoli: spesso i protagonisti sono adulti che spacchettano l’ultimo gioco di costruzioni, che vestono una bambola con gli accessori più recenti o che mostrano il funzionamento di un modellino.
I bambini impazziscono per questo genere di video. Questo è un esempio: un filmato di un Vlog di Youtube (un blog realizzato in video) che ha realizzato più di 250 milioni di visualizzazioni.
FARÀ MALE? App come YouTube Kids, spiega Michael Rich, pediatra dell’Harvard Medical School e direttore del Center on Media and Child Health, sono molto ben costruite sulle curve d’attenzione dei bambini: i filmati di pochi minuti catturano il loro interesse molto meglio di programmi di una o due ore. E inducono a un consumo seriale, compulsivo.
Ma ai bambini questa esposizione prolungata ai video online può creare problemi? Gli studi su questo tema sono ancora pochi, anche se da alcuni esperimenti sembra che l’interattività garantita dalle app (scelgo ciò che mi piace, clicco, lo fermo, lo rivedo ecc) aiuti i più piccoli a collegare ciò che vedono sullo schermo al mondo reale. Cosa che non succede quando restano completamente passivi davanti alla TV.
«Sembra insomma che lo stesso atto dello scegliere che cosa guardare faccia la differenza»spiega Ether Kirkorian professoressa di psicologia evolutiva all’Università del Wisconsin.
Soli? MAi. Ciò non significa però poter lasciare i bambini in balia delle Rete senza alcun controllo. Lo stesso YouTube Kids - mettono in guardia gli esperti - non può essere considerato uno strumento educativo da abbandonare nelle mani dei più piccoli. Per esempio non è chiaro quale sia il peso che l’algoritmo attribuisce ai contenuti visti in precedenza. Se un utente guarda una serie di filmati di scarsa qualità dal punto di vista dei contenuti, rischia dunque di finire in un dedalo senza uscita?