Gli Stati Uniti hanno eliminato la “net neutrality” (neutralità della rete), il principio secondo cui i fornitori di accesso a Internet (Internet Service Provider, ISP) non possono favorire certi contenuti su altri, rendendo per esempio più rapido l’accesso a un sito di notizie o di video rispetto a un altro. È una decisione fondamentale e con conseguenze importanti. Ecco una miniguida per comprenderne tutti i risvolti.
1) Che cos’è la net neutrality?
La net neutrality è uno dei principi fondamentali su cui, fino ad oggi, si è basato il funzionamento di Internet: stabilisce che ogni contenuto distribuito in Rete, dal film della grande casa di produzione al video delle nostre vacanze, debba avere le stesse opportunità di arrivare sul computer o sullo smartphone degli utenti finali.
Dal punto di vista pratico la net neutrality ha quindi impedito negli ultimi anni agli internet provider di vendere corsie preferenziali sulla banda larga ai grandi produttori di contenuti digitali, più ricchi e quindi maggiormente propensi a pagare per veicolare i propri contenuti più velocemente o con una migliore qualità.
Negli Stati Uniti la net neutrality è diventata legge nel 2015, quando la maggioranza democratica guidata da Obama aveva equiparato gli internet provider a fornitori di servizio pubblico, obbligandoli così a non esercitare alcun tipo di discriminazione sui contenuti veicolati attraverso le proprie reti.
2) Che cosa è successo il 14 dicembre 2017?
Ieri la Federal Communication Commission, con 3 voti contro 2, ha deciso di abrogare le norme a tutela della net neutrality.
Ciò significa che negli USA i grandi colossi delle telecomunicazioni come Verizon, AT&T o Comcast potranno vendere un accesso privilegiato alla banda larga ai fornitori di contenuti maggiormente disposti a pagare.
3) Quali saranno le conseguenze per gli utenti?
Dal punto di vista pratico l’abolizione della net neutrality favorirà la nascita di un’internet a più velocità, dove i contenuti delle aziende con più risorse saranno veicolati meglio rispetto agli altri, cioè con una qualità più alta e più velocemente.
Ma ciò significa anche che i clienti di alcuni provider potrebbero avere difficoltà a raggiungere i contenuti di un certo editore o di un privato o essere costretti a pagare di più per poterne fruire.
Gli internet provider avranno un solo obbligo: quello di comunicare in maniera trasparente le proprie scelte su eventuali rallentamenti delle connessioni verso alcuni contenuti.
La FCC si occuperà invece di vigilare su eventuali comportamenti contrari alla concorrenza.
4) Chi ha sostenuto l’abolizione della net neutrality? L’abolizione della net neutrality è stata promossa da Ajit Pai, Presidente della FCC nominato da Trump, con il sostegno di una parte del partito repubblicano e degli internet provider.
Secondo Pai e il Presidente Trump l'abolizione della net neutrality consentirà alle aziende di sfruttare fino in fondo le potenzialità tecnologiche di Internet.
5) Chi si è schierato contro l’abolizione della net neutrality?
Nei mesi scorsi l’abolizione delle norme a favore della net neutrality è stata osteggiata da diversi big della rete, tra cui Facebook, Google, Twitter, Airbnb e Reddit, ma anche da esponenti di rilievo dell’industria tecnologica americana come Vint Cerf, Tim Berners-Lee e Steve Wozniak.
6) Che cosa succede in Europa?
Nel 2016 l’Unione Europa ha pubblicato delle linee guida per il rispetto e la tutela della Net Neutrality. Gli stati membri vi hanno aderito più o meno esplicitamente anche se nel Vecchio Continente, negli ultimi anni, diversi operatori hanno immesso sul mercato alcune offerte in chiaro contrasto con queste norme. Per esempio quelle che offrivano l'opportunità di utilizzare alcune app senza consumare i giga di traffico inclusi nel proprio pacchetto. È evidente come abbonamenti di questo tipo favoriscano la fruizione delle app incluse nell'offerta a discapito di quelle concorrenti.
Il 27 giugno 2016 l'Assemblema Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione non vincolante di condanna per i paesi che intenzionalmente impediscono l’accesso a Internet dei loro cittadini.