di Stefano Silvestri
Dopo l'articolo di ieri, in cui abbiamo analizzato la situazione del mercato delle console, è giunto il momento di passare a descrivere le tre strade che i big del videogioco, ossia Nintendo, Microsoft e Sony, sembrano intenzionati a percorrere.
"Più che le tecnologie, sono diverse le filosofie di business"
Nintendo: la tradizione - La casa di Satoru Iwata, a differenza delle rivali “spendaccione” , ha sempre avuto un modello di business molto più concreto e profittevole. Non mostri tecnologici capaci di durare dieci anni e veduti inizialmente in perdita, bensì macchine con un hardware molto più semplice ed economico, che puntano tutto sulla peculiarità del sistema di controllo anziché sulla potenza di calcolo, e contraddistinte da un ciclo vitale più breve.
I perché di questa scelta - La ragione è semplice: così facendo la casa giapponese è profittevole sin dalla prima console messa a scaffale. Non solo, ma a livello ingegneristico una macchina di questo tipo è molto più facile da progettare, se pensiamo a variabili come la disponibilità e il costo della componentistica, i consumi di energia e la dissipazione del calore. Tant’è che l’annunciata Wii U punta tutto sull’attrattiva del nuovo GamePad, col suo largo display video, piuttosto che sulle prestazioni, che paiono in linea con l’attuale generazione di console. Ossia, di dispositivi messi sul mercato ormai sette anni fa.
Il Cloud Gaming – È uno degli argomenti più caldi del momento e può seriamente rivoluzionare il mercato dei videogame, anche se i tempi non paiono ancora maturi. Di cosa parliamo? Del cloud gaming, una tecnologia, che vede impegnata da anni l’americana Onlive e che rappresenta l’avanguardia del settore. I giochi infatti non girano più sui computer o sulle console di casa nostra, ma su dei server in giro per il mondo che ci inviano dei video come YouTube. Immaginiamo di stare giocando al prossimo Call of Duty: premiamo il grilletto per sparare ma il comando non va direttamente alla console che abbiamo in salotto, bensì viene instradato via internet verso un server presente magari in Olanda. Questo calcola l’animazione dello sparo, genera l’immagine e ce la rispedisce in streaming sul nostro televisore.
I pro - I vantaggi di una simile tecnologia sono vari. Innanzitutto, è l’arma definitiva contro la pirateria (mancafisicamente il gioco da ‘craccare’), in secondo luogo si slega il videogame dall’hardware. Noi paghiamo un abbonamento annuale ma smettiamo di aggiornare i nostri computer e comprare le console ogni volta che ne esce un nuovo modello.
La potenza di calcolo la mette Onlive. Non solo, ma svincolandoci dall’hardware il cloud gaming ci permette di giocare su qualsiasi cosa abbia uno schermo e una connessione a Internet. La partita a Call of Duty di cui sopra potremmo iniziarla a casa sulla TV e proseguirla in strada sul tablet, basta che ci sia una connessione wi-fi.
I contro - Troppo bello per essere vero? In effetti, ci sono delle controindicazioni. La prima è la latenza nei comandi: quel viaggio di andata e ritorno del segnale dello sparo di cui sopra, allo stato attuale aggiunge dai 180 ai 200 millisecondi ai tempi di risposta. Sembrano pochi, ma pad alla mano fanno la differenza. Per fare poi in modo che un video in HD vanga generato e trasmesso in tempi utili, si deve accettare una compressione video che abbassa notevolmente la resa visiva, mai così importante nell’era dell’alta definizione. A tutto questo va poi aggiunto che senza la banda larga il sistema non è attuabile e che Onlive richiede l’acquisto di un decoder.
Gaikai - Al che, qualche anno fa, David Perry, guru storico nel mondo dei videogame, lancia una startup di nome Gaikai. Il suo obiettivo è sempre il cloud gaming ma non più attraverso un decoder: basta addirittura un semplice browser. La cosa è così stupefacente che quasi non sembra possibile di poter già disporre di questa tecnologia. Ma è così, e se avete una connessione a banda larga vi consigliamo una prova collegandovi al seguente indirizzo.
Sony: la rivoluzione - Ora che abbiamo ben chiaro cos’è il cloud gaming e quali sono le due tecnologie rappresentative, possiamo capire la mossa di Sony che ha comprato Gaikai per 380 milioni di dollari. Cosa vuol dire tutto ciò? È presto per coglierne appieno le sfumature, ma appare chiaro che la casa giapponese stia tentando la strada del cloud gaming. Una PlayStation 4 ben attrezzata per questa tecnologia potrebbe durare altri dieci anni e costare poco da produrre. La potenza di calcolo? Non servono processori avveniristici, bastano i server di Sony. L’hard disk? Di piccolo taglio, visto che non servirebbe più neanche per i salvataggi. In realtà sappiamo che la prossima generazione sarà l’ultima vincolata ancora al binomio dato dal supporto fisico e dal digital delivery, ma la PS4 potrebbe essere il trait d'union tra un’epoca e l’altra.
Microsoft come Apple? – Come intende muoversi il colosso di Seattle? Nessuno lo sa ancora ma nei giorni scorsi Eurogamer ha scovato un brevetto depositato un anno e mezzo fa che parla di una “architettura per un sistema multimediale computerizzato […] per applicazioni multimediali e videogiochi, permettendo alle risorse della piattaforma, quelle hardware in particolare, di evolversi verso l'alto o verso il basso col passare del tempo”.
Il che parrebbe la stessa strategia di Apple.
Una Xbox ogni due anni? – Stando così le cose, Microsoft troverebbe l’uovo di Colombo. L’hardware non dovrebbe essere pensato per durare dieci anni ma giusto un paio, coi relativi risparmi: basta solo che garantisca la retro compatibilità del software. Gli appassionati comprerebbero una console nuova ogni due anni, come ci dimostrano le code davanti agli Apple Store ogni volta che la casa di Cupertino lancia un nuovo dispositivo. Infine, una console di questo tipo non si appoggerebbe a strumenti avveniristici come il cloud gaming ma sul consolidato modello di business attuale.
Concludendo – Il brevetto di Microsoft è stato depositato un anno e mezzo fa, e potrebbe essere che non si trasformi in realtà. L’acquisizione di Gaikai da parte di Sony svela le strategie future ma non quelle presenti, perché la PlayStation 4, lo ricordiamo, deve uscire tra due anni al massimo, non dieci. Quanto al Wii U, pare il vaso di coccio tra quelli di ferro ma Nintendo, col Wii, ci ha insegnato che è sbagliato affrettarsi in giudizi sulle sue console. Quanto scritto sono solo congetture, dunque, ma è interessante vedere che ognuno sta dando una risposta diversa alla stessa domanda, che è come uscire dall’attuale modello attuale di business. È ancora presto per decretare vincitori e vinti ma è certo che il futuro che attende i videogiocatori sarà ricco di sorprese. (sp)