Un nuovo appassionante match uomo-computer si sta consumando in questi giorni in Cina: AlphaGo, un software sviluppato da Google attraverso la sua società DeepMind, sta sfidando di nuovo un avversario umano in una partita di Go, un antico gioco da tavolo cinese considerato tra i più complessi in termini di tattica e strategia.
Ebbene la sfida più che una rivincita si sta trasformando in una ri-sconfitta: AlphaGo ha già battuto il numero uno del ranking mondiale di Go, il cinese Ke Jie, 19 anni, nella prima delle 3 partite in programma (vedi video qui sotto).
Giovedì e venerdì sono previste le prossime sfide, nonostante il giovane campione cinese abbia dichiarato di non voler ripetere "l'esperienza orribile" di giocare contro AlphaGo. Gli toccherà comunque giocare contro un avversario che - ha spiegato - ha una tattica di gioco «sempre più simile a quella di un Dio di go».
Destinati (noi) a perdere. Non è la prima volta che AlphaGo vince contro i campioni del mondo di Go. Era già successo l'anno scorso, quando una versione precedente del sistema aveva battuto Lee Se-dol, un sudcoreano considerato tra i più forti giocatori al mondo, e il campione europeo in carica Fan Hui.
Il risultato è importante per vari motivi. Innanzitutto la nuova versione del software ha dimostrato di essere molto più potente della precedente e capace di sviluppare le strategie, a base di razionalità, intuito e creatività, necessarie per battere l'uomo a Go.
AlphaGo, infatti, si migliora costantemente, partita dopo partita: la versione che ha battuto Ke Jie è più forte di quello che ha sconfitto Lee Se-dol nel 2016. Per favorire il miglioramento è importante fare giocare tantissimo il sistema, possibilmente contro giocatori bravi. Qualche mese fa i suoi sviluppatori gli hanno fatto disputare alcune partite online in incognito, rivelando solo in seguito la sua identità. In una di queste partite informali, AlphaGo aveva già battuto Ke Jie.
NON SOLO GIOCHI. L'architettura di AlphaGo, sviluppato da DeepMind, un'azienda dell'universo Google, è basata su reti neurali, insiemi di connessioni ispirate a quelle presenti tra neuroni nel cervello umano, messe in campo per risolvere problemi complessi: oggi si tratta delle mosse di Go, che richiedono una buona dose di intuizione; in futuro potrebbe toccare a una difficile diagnosi medica o a un problema scientifico da risolvere.
APPRENDIMENTO AUTOMATICO. In buona parte, AlphaGo è autodidatta: dopo la programmazione iniziale e lo studio delle mosse in partite tra umani, ha giocato milioni di match contro se stesso per mettere a punto nuove, vincenti strategie.
Come funziona Go. Si tratta di un gioco a due difficilissimo. I giocatori di go devono piazzare a turno una pedina sui nodi di un reticolo formato da 19 x 19 linee che viene detto goban. L’obiettivo è disporre le proprie pedine in modo da circondare quelle avversarie, in modo da catturarle. Vince chi riesce a conquistare una porzione di goban superiore a quella dell’avversario, collocando le proprie pedine sulla griglia.
Nonostante la sua apparente semplicità, è il più complesso dei giochi da tavolo che non si basano sul caso. Per risolverlo, un computer dovrebbe analizzare una quantità inimmaginabile di posizioni: 4,63 x 10170, un numero con 172 zeri. Non ci sono nel cosmo tante particelle elementari quante ne rappresenta questa cifra, e dalla nascita dell’universo non sono ancora trascorsi tanti microsecondi.