di Stefano Silvestri
Ci sono nazioni in cui i videogiochi sono ancora un elemento secondario nella cultura nazionale (come il nostro), altri nei quali invece rappresentano un elemento portante. È il caso, tra gli altri, del Giappone, in cui l’industria videoludica non solo costituisce una importante risorsa a livello economico ma anche culturale. I videogiochi lì non sono solo una forma di intrattenimento, ma un vero e proprio fenomeno culturale, capace poi di declinarsi in varie forme mediatiche.
"Dopo musica e cinema, tocca al teatro essere contaminato"
Colpevole! - Prendiamo per esempio la serie di Ace Attorney. Creata nel 2001 da Shu Takumi e pubblicata dalla Capcom, vede il giocatore vestire i panni di un avvocato impegnato a difendere i propri clienti dalle accuse di omicidio. Il gioco alterna fasi di indagine a processi, e per ogni caso sarà presente un pubblico ministero che tenterà di ottenere dal giudice un verdetto di colpevolezza nei confronti dell'imputato. Composta da sei titoli, la serie di Ace Attorney è anche un buon successo commerciale (poco meno di 4 milioni le copie vendute finora) e un eccezionale successo mediatico, se è vero che è stata trasposta finora in una raccolta musicale disponibile su CD, in un fumetto, un musical e un film.
Sul palco - Quello che ancora mancava è il teatro, e a questa lacuna pare rimedierà presto la compagnia teatrale giapponese Takarazuka Revue, famosa per essere composta unicamente da attrici di sesso femminile. Lo spettacolo sarà basato su Prosecutor Miles Edgeworth: Ace Attorney 3 e andrà in scena nel gennaio del 2013. La compagnia non è nuova a questo genere di operazioni, visto che i primi due episodi della saga di Phoenix Wright sono già stati proposti nel 2009 con un notevole successo di pubblico.
Al cinema - E voi, andreste mai a teatro a vedere rappresentato un videogioco? Nel dubbio, date un’occhiata qui sotto al trailer del film, e domandatevi se almeno un DVD lo affittereste. (sp)