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Una ricerca della Stanford University svela i retroscena della vita spregiudicata dei “cyberazzi”, ossia tutte le ingegnose trovate che i siti web commerciali si inventano ogni giorno per darci la caccia.
“Anche Facebook e Google nella lista nera della Stanford University”
Non mi seguire! - Sono ormai mesi che in Europa, e in gran parte del mondo, si dibatte su una direttiva “do not track” che consenta ai navigatori di poter scegliere di non essere inseguiti ovunque dai siti web. Così, dopo aver tenuto sotto osservazione 185 siti ad alto traffico, l’Università di Stanford ha rilevato dei comportamenti poco corretti nei confronti degli utenti, la cui privacy è di fatto una chimera.
Basta cookie - Lo studio definisce elegantemente “cyberazzi” i software e gli espedienti studiati per scoprire cosa facciamo quando siamo online. Una schiera di cookie, trappole e “retini per dati”, ci dà la caccia e presenta un nostro profilo straordinariamente dettagliato a chi crea pubblicità personalizzata. Il problema è così grave che il 61% dei siti monitorati - una rosa di nomi noti tra cui Facebook e Google - distribuisce senza riguardo dati sensibili come user name e password. Per darvi un’idea, se vi iscrivete al sito della rete televisiva NBC il vostro indirizzo viene spedito ad altre sette aziende. Home Depot, una catena di grandi magazzini americana, invece, invia dettagli come il vostro indirizzo di posta elettronica anche solo che cliccate su un banner pubblicitario.
States & co - Il Congresso degli Stati Uniti sta vagliando delle proposte di legge che obblighino i siti a inserire la clausola “Do not track” quando vengono in contatto con un utente online. E le altre nazioni seguirebbero a ruota l’esempio degli States. Nel frattempo AdBlock+ è il mio migliore amico... (sp)