Una delle caratteristiche fondamentali della nostra epoca è che, mentre ci ossessioniamo a vicenda con i problemi riguardanti la nostra privacy, allo stesso tempo abbiamo completamente dimenticato i semplici passi necessari ad impedire che detti problemi si verifichino. In effetti ho sempre trovato paradossale che si protesti per il livello e la quantità di informazioni personali disponibili su Facebook, quando siamo quasi sempre stati noi stessi a piazzarcele. E’ inevitabile che qualcuno ne approfitti, specie chi si ritrova in una posizione di potere: è il caso dei datori di lavoro che raccolgono dati sui dipendenti tramite i social network, magari proprio allo scopo di decidere chi assumere.
La Germania, spesso nota per avere un forte atteggiamento moralistico da Nanny State nei confronti dei suoi cittadini, ha deciso di studiare una legge che proibirà ai datori di lavoro i “background check” su Internet. Sarà illegale controllare qualsiasi genere di informazione online che non sia espressamente pubblica: niente Facebook o MySpace, quindi, ma solo siti professionali, blog personali o social network dedicati al mondo del lavoro come LinkedIn e Xing. E’ certamente duro provare che il tuo futuro datore di lavoro ha o non ha guardato Facebook prima di assumerti, ma se non altro sarà impossibile annotare i particolari imbarazzanti della vita dei tedeschi sui documenti ufficiali dell’azienda. E a minimizzare i restanti problemi applicativi di tale futura norma non manca un disperato pizzico di ottimismo da parte del portavoce del Ministero dell’Interno, Philipp Spauschus:
“Ci aspettiamo che i manager - come tutti gli altri cittadini del resto - agiscano rimanendo nella piena legalità”.
Immagine Creative Commons di Laverrue.