Il controllo del web da parte del governo cinese cancella le notizie relative alla rivolta in Egitto: scompaiono le parole chiave dalle ricerche web e sui social media.
“Il controllo del governo cinese sulle notizie si accentua, per il timore di emulazioni”
Censura preventiva? – Secondo quanto riportano molti osservatori la parola “Egitto” in queste ore risulta “bloccata” nelle ricerche dei maggiori siti e network sociali cinesi, così come scompare dalle notizie dei servizi di news ufficiali e dei media governativi.
Notizie limitate - Gli analisti ritengono che il filtro nelle ricerche Web e il conseguente blocco dei termini che potrebbero incuriosire l’utenza orientale sono un modo per prevenire un’interpretazione individuale della situazione politica in Egitto. Le scene dei carriarmati per le strade del Cairo e le proteste del popolo nelle strade potrebbero infatti ricordare ai Cinesi la rivolta del 4 giugno del 1989.
Microblogging censurato – In Cina si sta dunque limitando la diffusione delle notizie sulla rivolta egiziana, a partire dai servizi sociali e di microblogging come Sina, che è in pratica il Twitter cinese che vanta oltre 50 milioni di utenti nel paese asiatico. Nei siti web cinesi e sulla telvisione di stato le notizie inerenti la protesta del paese arabo compaiono col contagoccie.
Merito degli utenti – Alcune fonti informano che in ogni caso i blogger cinesi riescono ad aggirare la censura sulle notizie e il blocco del termine “Egitto” aggiornando i connazionali sulla situazione nel paese mediorientale trascrivendo e pubblicando i report del canale all news Al Jazeera e degli altri media che seguono direttamente l’evolversi della situazione in Egitto.