In Iran, da giovedì, è impossibile entrare nei propri account di posta. Non ci sono spiegazioni ufficiali, ma questo blocco sembra il culmine di qualcosa che si protrae da tempo - qualcosa che, da mesi, rende difficoltoso l'accesso ai social network.
“La libertà di parola fa paura al governo iraniano che mette il bavaglio alla rete”
Cyber-censura - Che si tratti di Gmail, Yahoo o Hotmail, che tu voglia andare su Facebook o su Twitter, o voglia vedere un video su Youtube: in Iran non puoi farlo. Tutti questi siti, secondo il governo, sono troppo amati dai dissidenti al punto che, all'inizio del 2011, è stata avviata una cyber-polizia contro i crimini commessi attraverso social network e compagnia. Ricordi le proteste dopo la rielezione di Mahmoud Ahmadinejad nel 2009? Si sono svolte in rete. E adesso, nell'anniversario della rivoluzione islamica del 1979, la morsa della censura si sta stringendo. Senza spiegazioni ufficiali, il che amplifica la rabbia degli utenti che già da mesi lamentano difficoltà nell'accedere ai motori di ricerca e ai servizi di email.
Con noi o contro di noi - La maggior parte dei siti di informazione stranieri sono già bloccati. Teheran accusa i media occidentali di complottare contro l'Iran - un complotto che, secondo il governo, sarebbe guidato da Stati Uniti, Israele e Inghilterra. Ma non è semplice controllare i flussi di informazione che entrano ed escono dalla nazione medio-orientale con il più alto numero di naviganti: più di 36 milioni di persone. E c'è chi predice che questa ulteriore stretta della censura costerà cara al regime. Chi utilizza la rete non vuole limitazioni, fa di tutto per aggirarle e per riconquistare la propria libertà di parola. E di pensiero. (sp)
Chiara Reali
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