La pubblicità invadente e l'uso non autorizzato dei dati personali sono forse le forme di guadagno online più fastidiose per chi le subisce. Ma presto dovremo abituarci a un'altra forma di vampirizzazione del nostro computer da parte di siti e app: l'uso del (nostro) pc, a nostra insaputa, per "estrarre criptomoneta" (non solo "bitcoin"...).
Secondo quanto riportato dal Guardian, diversi siti di video streaming avrebbero segretamente usato la potenza di calcolo del pc degli utenti collegati per minare Monero, una criptovaluta diversa dai bitcoin, la cui estrazione non richiede un apposito processore, ma può essere svolta con una comune CPU.
Parassitismo. Gli utenti non si sarebbero accorti di nulla, fuorché di un rallentamento del proprio device: minare bitcoin o altre criptomonete è infatti un'attività molto onerosa in termini energetici, perché implica l'esecuzione di complessi calcoli matematici per verificare la correttezza delle transazioni. Per completare queste operazioni è necessaria una potenza di calcolo notevole: ogni transazione in bitcoin richiede l'energia elettrica necessaria a far funzionare contemporaneamente 36.000 bollitori.
Senza avvisare. Il software per l'attività di mining sarebbe stato scaricato sui pc degli ignari utenti durante il download del player per i video. Non è la prima volta che un sito viene accusato di cryptojacking (cioè usare i pc di qualcun altro per minare bitcoin, a sua insaputa). A settembre 2017 era già successo con il sito di videostreaming Pirate Bay, che si era giustificato indicando nell'attività un nuovo modo per sovvenzionarsi, alternativo alla pubblicità. Ma è accaduto anche con un servizio wifi gratuito in Argentina.
Meglio abituarsi? In futuro, come ricorda un articolo su The Conversation, siti e app potrebbero ricorrere sempre più spesso al cryptojacking per ricavare introiti. Con alcune criptovalute, l'attività di mining può essere compiuta da gruppi (pool) di più computer, ognuno dei quali verifica una piccola parte di transazioni. A un pc vittima di cryptojacking potrebbero essere pertanto richiesti solo pochi secondi di potenza "scroccata".
Come difendersi. Una forma di tutela potrebbe prevedere di informare gli utenti dell'installazione dei software per il mining, affinché possano decidere in modo consapevole. Altrimenti, si può sempre provare a bloccarli come si fa con un ad-blocker, come fossero annunci pubblicitari. In attesa di capire che cosa ci disturbi di più.