Anonymous è una moda che non sparisce, anzi, aumenta ad ogni nuova impresa. E’ un movimento. E’ un’organizzazione informale e piuttosto potente. Ma Anonymous non è uno startup, un’azienda, un imprenditore e non paga stipendi a nessuno: per questo trovo veramente difficile credere che possa essere in grado di creare un social network, nonostante l’incredibile prodezza ed abilità tecnica dei suoi numerosi membri.
Recentemente estromesso da Google+ e persino da Gmail, il gruppo ha reagito con l’idea di fare un club tutto suo, per quanto aperto a tutti: AnonPlus. L’idea di un social network anonimo in cui scontenti politici, hacktivisti, hacker, “rifugiati informatici”, pirati e gente comune si possano mescolare senza timore di censure e disconnessioni è bellissima, ma impegnativa. Diaspora non ha mai dato un vero risultato, perchè AnonPlus invece dovrebbe? I social network sono sorretti da decine e decine di impiegati pagati (probabilmente molto poco), il volontariato di solito non è sinonimo di puntualità ed affidabilità.
Le premesse ci sono, la checklist di ideali e feature è invitante, i pericoli per tutti sono immensi (basti riflettere sul numero di criminali informatici che potrebbero essere radunati nello stesso posto). Ma il prodotto? Vedremo.