Digital Life

I linguaggi di programmazione per i bambini compiono 50 anni

Il primo Doodle per programmatori in erba celebra mezzo secolo di linguaggi di coding dedicati ai più piccoli: attraverso l'informatica è possibile muovere i primi passi nella logica, nella matematica e nelle scienze.

I linguaggi di programmazione per bambini compiono 50 anni, e per l'occasione Google ha creato il primo Doodle per imparare il coding (il linguaggio di programmazione informatica) da zero. In questo gioco interattivo un coniglietto deve ricevere istruzioni attraverso il posizionamento di alcuni blocchi per muoversi in diversi scenari attraverso sei livelli, e raggiungere le amate carote.

L'obiettivo è insegnare ai più piccoli, attraverso giochi basati sulla logica, come fornire istruzioni per avviare un'applicazione, che cosa sono gli algoritmi e che cosa ci sia dietro al funzionamento di un computer.

Il Doodle rientra nella Computer Science Education Week (4-10 dicembre), un programma annuale per avvicinare i bambini alle scienze informatiche, e integrare i linguaggi di programmazione nei programmi scolastici, accanto alle altre discipline scientifiche e tecnologiche.

Un po' di storia. Il primo a vedere nel coding uno strumento fondamentale per sviluppare le capacità logiche e matematiche dei bambini fu, negli anni '60, il matematico, informatico e pedagogista del MIT Seymour Papert (1928-2016), che molto prima dell'avvento dei pc sviluppò Logo, il primo linguaggio di programmazione studiato apposta per i più piccoli. Logo consente di far muovere un cursore chiamato tartaruga su uno schermo nero, sul quale può descrivere percorsi e ottenere risultati visibili, come poesie o disegni generati automaticamente.

Per Papert possedere questo linguaggio significava aprire le porte alle capacità di progettazione dei bambini, rendendoli indipendenti e capaci di controllare un linguaggio fondamentale in qualunque disciplina matematica e scientifica. Se negli anni '60 questo ramo della pedagogia poteva sembrare ancora visionario, negli anni '80, con la maggiore diffusione dei personal computer, i linguaggi di programmazione destinati ai più piccoli iniziarono a diffondersi e a godere di maggiore fortuna.

Ai giorni nostri. Tra le iniziative che hanno raccolto l'eredità di Logo c'è Scratch, un progetto totalmente gratuito sviluppato dal MIT sulla base delle idee di Papert, che "insegna ai giovani a pensare in maniera creativa, a ragionare in modo sistematico e a lavorare in maniera collaborativa (...) capacità essenziali per chi vive nel 21mo secolo".

Attorno a Scratch - che ha anche una versione in italiano - si è sviluppata una community di quasi 27 milioni di persone che utilizzano questo linguaggio in musei, biblioteche, scuole e centri ricreativi di tutto il mondo. Il team di Scratch ha ideato anche il Doodle di oggi, insieme ai creativi del Google Doodle e a Blockly, una sorta di libreria di Google per programmatori in erba.

In Italia il Ministero dell'Istruzione in collaborazione con il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l'Informatica (CINI)ha lanciato alcune valide iniziative di programmazione per bambini, che risentono però della cronica mancanza di fondi per l'istruzione.

Con i computer ormai onnipresenti nelle nostre tasche, a scuola e al lavoro, imparare sin da piccoli a usarli in modo non passivo e con intelligenza, sfruttandone ogni potenzialità, è più che mai fondamentale.

4 dicembre 2017 Elisabetta Intini
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