A dicembre l'attacco a Google che lo rende noto solo a gennaio. Adesso, a distanza di cinque mesi, un informatore vicino alle indagini svela il vero obiettivo dei pirati. Una trama degna di un moderno film di spionaggio.
“Google sospetta la Cina”
Il “bottino” - No, i pirati non hanno rubato le password delle migliaia di utenti che usano i servizi di Google. Bazzecole. L'obiettivo era mettere le mani su Gaia, ossia sul sistema che gestisce le password per accedere ai servizi di Google e alle applicazioni business. E a quanto pare ci sono anche riusciti prima che il colosso di Mountain View intervenisse per tappare le “falle”. Almeno stando al racconto di una “gola profonda” intervistata dal New York Times. Il problema? Gaia, adesso conosciuta con il nome di “Single Sign-On”, è un sistema top secret e i pirati potrebbero aver scoperto come funziona e i suoi punti deboli. Che, detto in altri termini, è un vero guaio per tutti.
Intrigo internazionale - Ma chi c'è dietro all'attacco? Sulla questione vige il massimo riservo, anche se il principale sospettato è la Cina. E sono proprio queste insinuazioni, neanche tanto velate, che hanno portato a una sorta di crisi internazionale tra di due Paesi con Hillary Clinton che faceva pressioni su Pechino per fare luce sugli attacchi provenienti dal loro territorio. Il resto è storia recente: a marzo Google chiude il motore di ricerca in Cina dirottando le ricerche sul dominio di Hong Kong.