Il gigante dei motori di ricerca si aggiunge alla lunga lista di aziende attive sul web, grandi e piccole, che si oppongono alla nuova legge americana "Sopa" - Stop online piracy act - che se fosse approvata limiterebbe moltissimo la condivisione dei contenuti su internet. La protesta, che è visibile solo sulla versione "punto com" del sito, consiste in un link che punta ad una pagina in cui si spiegano le ragioni del no al Sopa.
“Ci sono altri modi per combattere la pirateria online”
Sopa? No grazie - Alla fine anche Google ha preso una posizione nei confronti del Sopa, la legge statunitense contro la pirateria online che se fosse approvata restringerebbe di molto la libertà sulla rete. Una legge che, tra l'altro, la rete stessa non vuole, almeno stando alle migliaia di articoli, post sui blog e sui social network che chiedono che il Sopa venga ritirato. La legge, in effetti, avrebbe un effetto pesantissimo sul web per come lo conosciamo oggi perché darebbe il permesso al Dipartimento di Giustizia americano e ai detentori dei contenuti protetti da copyright di vietare alle agenzie di pubblicità o ai sistemi di pagamento - carte di credito e PayPal, ad esempio - di fare affari con un sito sotto accusa per violazione del diritto d'autore. Impedirebbe poi ai motori di ricerca, Google incluso, di offrire link ai siti incriminati. Se il vostro sito finisce sotto la lente di ingrandimento del Sopa, quindi, sparisce dal web e gli tagliano la pubblicità.
Modi più intelligenti - Google ha anche spiegato perché il Sopa non gli piace. In una nota rilasciata ieri alla stampa americana, che ha fatto il giro del mondo, il motore di ricerca fa sapere: ''Come molte altre aziende, imprenditori e utenti del web, ci opponiamo a questi disegni di legge perchè ci sono altri modi intelligenti e mirati di chiudere i siti esteri non autorizzati senza chiedere alle società americane di censurare Internet. Domani ci uniremo a molte altre web company e metteremo in rilievo il tema sulla nostra homepage Usa''.
Tutti contro? - Prima di Google si erano espressi per il blocco del Sopa altri giganti di internet come Wikipedia, che partecipa alla protesta con un blackout 24 ore. Chi cerca una pagina sull'enciclopedia libera, infatti, viene reindirizzato verso una pagina che spiega le ragioni per dire no al Sopa. Ma ci sono anche altri big di internet con una posizione più morbida.
Twitter, ovviamente tramite un twit, ha fatto sapere che è contro la legge ma non chiude bottega per protesta. Dick Costolo, Ceo del fringuello, ci ha messo anche meno di 140 caratteri per spiegare le sue ragioni: "Chiudere un business globale in reazione a una politica di una singola nazione, è folle".
Murdoch a favore - Un grande sponsor del Sopa, invece, è il magnate australiano dei media Rupert Murdoch. Il titolare di News Corporation i 140 caratteri di Twitter li ha usati quasi tutti per dire, contemporaneamente, che il Sopa si deve approvare subito e che Google guadagna indirettamente dalla pirateria online: "Google è leader in fatto di pirateria: distribuisce film gratuitamente e vende gli spazi pubblicitari costruiti intorno ad essi".
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