Google non ha una buona storia con il nostro paese, anzi, per essere precisi sembra essere spesso messo sulla graticola da cause piuttosto fastidiose. Nei giorni passati l’avvocato Carlo Piana ha chiesto ed ottenuto dal tribunale di Milano che i contenuti ingiuriosi nei riguardi di un proprio cliente venissero censurati dal completamento automatico.
Di fronte ai giudici Google ha fatto sapere di non essere d’accordo con l’idea di censurare i risultati, tant’è vero che recentemente un caso simile ha imbarazzato molto l’ex CEO Eric Schmidt. La difesa di Google è stata quella di essere un semplice hosting provider, che non crea i contenuti. Eppure, come sostiene l’avvocato Piana, Google modifica i risultati per non dare accesso diretto ai siti che infrangono il copyright e da ciò si può sostenere efficacemente che quelli dell’auto complete sono prodotti volontari del motore di ricerca.
I tre giudici hanno dato ragione a Piana. Google sarà costretta a mutare i risultati che imbarazzavano il cliente, un imprenditore finanziario milanese che si sentiva danneggiato dai suggerimenti che offriva il motore di ricerca (il suo nome veniva collegato con “truffatore” e “truffa”, per essere precisi).
Inutile dire che Mountain View non è affatto compiaciuta, perchè il controllo sui risultati non è attivo, ma è quasi completamente gestito dagli algoritmi. In qualsiasi altro paese, del resto, l’imprenditore avrebbe reclutato un team di specialisti per manipolare i suggerimenti attraverso il SEO. (ga)
Immagine CC di Typomilan