La prima comunità online di importanza significativa a trattare i nomi falsi come inaccettabili è stato Facebook ed è chiaro che tale decisione ha fatto la storia. Google+ dal canto suo non sembra avere completamente deciso quale potrebbe essere la vera politica sull’identità all’interno del network. In effetti, neppure la politica di Facebook ha davvero successo: di fronte all’asinina severità delle regole del network, io vedo migliaia di nomi falsi completamente assurdi e facilmente identificabili, che non servono a nulla, neppure a preservare la privacy degli utenti che confondono lo pseudonimo con la sicurezza dei propri dati personali.
E’ dura tenere d’occhio centinaia di milioni di personalità, Google+ è più piccolo e le decisioni dure sono invece più sentite dagli utenti, una vera e propria elite digitale. Purtroppo gli interventi contro i nomi falsi sono goffi ed incomprensibili: pseudonimi usati da gente vera che preferisce usare il nome con cui sono più conosciuti online vengono banditi, mentre profili con nomi di personaggi storici sono lasciati in pace. Secondo Vic Gundotra, uno dei capi sviluppatori, l’idea non è eliminare tutti i nomi falsi, ma stabilire un tono per il network. Tutti i caratteri strani e i nomi offensivi, i profili chiaramente falsi vanno eliminati. Google+ deve sembrare un posto “normale” e non la consueta tana per geek che spaventa la gente comune. Purtroppo quello che è mancato è la capacità di parlare col proprio pubblico, bandire senza spiegazioni non è mai il caso in un social network.
Chi vorrà uno pseudonimo, potrà farlo: l’idea è stabilire un campo apposito nel futuro immediato.