Digital Life

Giornale VS blog: un'analisi del caso Huffington Post

Dov'è il successo?

Felix Salmon di Wired ha sviscerato un’interessante questione sulla ragione dei fallimenti della vecchia editoria contro la nuova. Perchè l’Huffington Post è fiorito così tanto da garantire una vendita colossale, mentre il New York Times agonizza come qualsiasi altro giornale un tempo grande ed influente?

Visto da Internet, lo spettacolo è strano. Tanto il NYT quanto l’HP hanno una presenza online significativa, ma l’ultimo surclassa il primo per numero di visite ed interazioni con il pubblico. Già qui le metodologie del Times scricchiolano. Punto primo, non si vedono i counter del numero di condivisioni su Twitter o Facebook. I commenti, poi, sono una ridicola frazione di quelli dell’HP, anche perchè a differenza del blog, nel Times sono soggetti a moderazione ed evidentemente i tempi sono molto dilatati.

Esaminando il testo, quello del Times è molto più lungo ed approfondito, ma manca del tutto di link e di suggerimenti per il lettore. L’Huffington è un giornale online vero e proprio, in cui i lettori hanno scelte multiple per le loro letture, possono passare a nuovi articoli con un click ed approfondire un argomento, spesso senza abbandonare il sito. Ricordo molti geni del SEO che mi sconsigliavano i link esterni per potenziare il traffico interno, ma evidentemente l’HP non ha mai dato bada a simili lampi di genio e ne ha guadagnato molto: ci sono anche un sacco di link che portano ad altri siti innescando un circuito virtuoso.

Il Times invece sembra un cul de sac per il lettore. Gli articoli raramente portano ad altri contenuti, i link sono pochi, non ci sono immagini, non ci sono suggerimenti di lettura. Impossibile supportare un ecosistema sano con un clima sterile come questo.

Poi veniamo al più grande problema del Times: il paywall, ovverosia il sistema di abbonamento. Il Times fa pagare i suoi fedeli lettori ogni navigazione sul sito: questo riduce gli ad, sostiene economicamente il giornale... E rende difficilissimo mantenere fedeli suddetti lettori. Visto da qualunque prospettiva il paywall altro non è che un lento suicidio. Certo, l’Huffington è imbottito di pubblicità, ha un’aria più caotica, ma solo finchè non si inizia a leggere. Poi la logica della navigazione prende il sopravvento ed il lettore si sente a casa propria. Chissà se l’editoria “classica” ha ancora il tempo per imparare la lezione?

Immagine presa da Wired.com

10 febbraio 2011
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