La Corte Europea di Giustizia ha deciso: niente ai filtri alla condivisione di file audio e video su Facebook, Twitter e altre reti sociali. È la primo raggio di sole dopo settimane di tempesta sul file sharing. Tutto nasce da una richiesta di danni nei confronti di Netlog.
“Bisogna bilanciare i diritti d’autore con il diritto a fare business”
Senza filtro -I social network non possono essere costretti a prevenire il file sharing illegale imponendo dei filtri. Lo ha stabilito ieri la Corte Europea di Giustizia emettendo il giudizio della causa intentata da SABAM contro Netlog. La vicenda si svolge in Belgio dove Netlog è uno dei social network più amati e frequentati, e dove molte delle condivisioni sono rappresentate da musica e filmati. Una grande circolazione di file multimediali che non piace a SABAM che gestisce e tutela i diritti d’autore di autori, compositori ed editori. Una SIAE in salsa belga che ha chiesto un ricco risarcimento a Netlog per non aver impedito il file sharing tra utenti del social.
Mille euro al giorno - SABAM ha provato a imporre a Netlog l’obbligo di attivare immediatamente un sistema di filtraggio per impedire le condivisioni illecite, minacciando di chiedere 1.000 euro di risarcimento per ogni giorno di ritardo. Il social network si è opposto sostenendo che non era suo compito controllare cosa condividessero i propri utenti e affermando che il blocco preventivo del file sharing le avrebbe impedito di mantenere attivo il servizio. Un simile controllo, inoltre, avrebbe obbligato Netlog a controllare i contenuti, in violazione della direttiva europea sull’e-commerce.
Sentenza netta - Alla fine l’ha avuta vinta Netlog. La Corte Europea, infatti, ha stabilito che obbligare i fornitori di un servizio a filtrare i dati e i contenuti sarebbe troppo costoso e violerebbe i diritti fondamentali degli utenti. Specialmente quelli che riguardano la privacy. (sp)
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