Quella di Charles Zhang, direttore esecutivo del motore di ricerca cinese Sohu, è certamente un’affermazione fondata su del sano realismo: “Facebook non può prevalere in Cina. I suoi servizi verranno imparati e copiati da compagnie locali”. E’ piuttosto facile giocare con dei dadi truccati... Facebook è inaccessibile in Cina, censurato da un regime che prova terrore all’idea di notizie non controllabili.
Inevitabilmente le compagnie locali hanno cominciato a studiare il fenomeno social network con lo scopo di provare a replicarlo nel “sandbox” cinese. Al contrario di Zhang io non sono molto influenzato dal patriottismo di regime e vedo di fronte a chi vuole copiare l’immenso impero social di Palo Alto un sentiero ripido e insidioso. Anche le economie di scala per una volta giocano (ironia della sorte) contro gli imprenditori del posto. Facebook raggiunge tutto il mondo, e di quasi 7 miliardi di persone è riuscito a carpirne mezzo miliardo, una cifra in crescita continua. I Cinesi sono oltre un miliardo, ma sviluppare una massa critica in un ambiente chiuso alle influenze esterne probabilmente non sarà facile. Qui Facebook nasce già avvantaggiato, dato il carattere di universalità, il "passaparola" virtuale e la meccanica collaudata: è così che è riuscito a creare il proprio "effetto palla di neve".
Gli unici paesi “al sicuro” dal gigantesco social network sono quelli che lo hanno bandito con terrore, come India e Cina. L’oscuramento potrà durare per sempre?