Digital Life

Facebook e la bolla dei filtri: come uscirne

Esistono modi per contrastare l'isolamento informativo che ci porta a vedere, sui social, solo notizie di nostro gradimento: lo stesso meccanismo finito sotto accusa dopo le politiche USA.

All'indomani del risultato - per molti inatteso - delle elezioni americane, si è parlato molto di come i social media abbiano contribuito a diffondere informazioni "strillate" e non sempre vere, nonché a falsare le comuni aspettative sul vincitore.

Il fenomeno è anche conosciuto come bolla dei filtri o bolla di filtraggio: gli algoritmi di Facebook, Google e altre piattaforme ricordano le nostre scelte passate e selezionano le notizie da proporci in base ai nostri gusti. Il risultato è che è facile credere che il resto del mondo la pensi come noi, e vivere in un contesto ovattato in cui trovano posto solo opinioni simili alla nostra.

Buchiamo la bolla. I social media ricorrono a questi strumenti per tenerci "agganciati", ma con più della metà della popolazione che si informa soprattutto attraverso Facebook e Google, il dubbio che questi meccanismi possano influire sulle nostre decisioni concrete è quantomeno legittimo. Che cosa fare per riprendere controllo del nostro feed?

Prima regola. Possiamo iniziare evitando di nascondere o cancellare dalla cerchia degli amici chi non la pensa come noi. La tentazione è forte, fortissima: ma ogni volta che lo facciamo restringiamo un po' i confini della bolla in cui ci troviamo. Un altro suggerimento è quello di non rinunciare a esprimere le proprie opinioni, anche in un mondo - quello social - in cui le idee estremiste e urlate si impongono con più forza dei pareri argomentati e ragionevoli.

La gabbia d'oro di Facebook non ci conferma soltanto nelle nostre convinzioni politiche. Il nuovo numero di Focus, in edicola fino al 20 dicembre 2016, vi spiega come ci induce a comprare. E vi racconta come funziona l'arte e la scienza dei persuasori. Guarda l'anteprima

Leggi anche questo. Poi c'è la parte che spetta ad amministratori e designer. Per Cesar Hidalgo, ricercatore del Massachusetts Institute of Technology, i tentativi fatti finora da Google e Facebook di arginare le "bufale" e i siti disinformativi togliendo traffico e visibilità non sono stati sufficienti; le bolle dei filtri non si nutrono solamente di false notizie. Un'idea potrebbe essere l'introduzione di algoritmi che lavorino per inserire ogni tanto, nel nostro feed, notizie "contrarie" alle nostre idee: un sistema che riconosca quando le nostre vedute si fanno troppo strette e suggerisca articoli o pagine per ampliarle.

Si potrebbe anche pensare di far comparire ogni tanto, nei feed di ciascuno, articoli random di buona qualità, premiati in base all'attendibilità e alla capacità di fact checking (verifica dei fatti) dei pezzi stessi; o pensare a un termometro dell'affidabilità di una notizia accanto al pulsante dei like. Un modo per ricordare agli utenti di verificare quello che leggono.

Operare una selezione. C'è anche chi suggerisce di contrassegnare i contenuti editoriali (le notizie dei giornali) in un modo diverso dai post di opinione dei singoli, o di imporre ai social media gli stessi vincoli che devono rispettare le redazioni: se fanno informazione, serve un editore e una cernita del materiale che diffondono.

Un nuovo rischio. Per alcuni, tuttavia, una simile operazione finirebbe per dare al compito informativo di queste piattaforme ancora più importanza. In fondo, ricordano i più scettici, le bolle dei filtri non esistono solo online. Fanno parte dei rapporti che costruiamo ogni giorno.

22 novembre 2016 Elisabetta Intini
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