Digital Life

Facebook di nuovo sulla griglia per la privacy: Farmville era davvero malvagio!

Facebook ha confermato le accuse.

Sentite, qui nessuno può tentare di prendersi in giro da solo. Io lo sapevo, voi lo sapevate: Farmville è ed è sempre stato malvagio. Nulla di così tormentoso può essere buono. Il fatto che ci giochino in tanti è indice del fatto che sia contagioso, non che sia divertente.

Nessuna sorpresa, quindi: Facebook è stato messo nei guai proprio da quest’applicazione (beh, assieme ad altre... Che sono certo siano altrettanto terribili!) ed il problema come al solito è la privacy. Come dice il NY Times, quando ci si iscrive a Facebook, si entra in un accordo, che sancisce specificamente che potremo controllare chi sarà in grado di vedere le nostre informazioni personali, mentre permettiamo che il social network usi tali dati per bombardarci di ad.

Qualcosa non ha funzionato, qualcosa di grosso, perchè aziende come Zynga (i papà di Farmville) hanno iniziato a condividere il nostro User ID con le agenzie pubblicitarie. Niente di tragico o pericoloso: si tratta solo di un marcatore che collega una serie di informazioni del profilo pubblico a noi. A che scuola andiamo, chi è nostro fratello, quali sono i nostri film preferiti, il nostro credo religioso e/o azienda... Quel genere di informazione che normalmente non nascondiamo. Purtroppo è anche il tipo di dato che fa davvero gola ai commercianti e pubblicitari. Ed è anche una serie di briciole che porta attraverso la selva di Internet direttamente sulle nostre tracce.Il punto è che Facebook non ce la fa ancora a gestire la propria crescita al meglio. 500 milioni di utenti sono tanti, un milione di applicazioni sono un numero quasi incontrollabile.

L’anno scorso ci si era resi conto che l’User ID veniva aggiunto al registro dei siti web bersaglio, quando si usciva dal social network, ma la falla era stata chiusa. Purtroppo il bug, derivante da una caratteristica standard dei browser, non era stato corretto anche nel caso delle applicazioni. Zuckerberg, come al solito, ha chiesto scusa. Resta il fatto che la compagnia è sempre stata tristemente famosa per errori controproducenti come questo, e potete scommettere che problemi del genere si ripresenteranno ancora ed ancora.

Foto CC di Jdlasica

20 ottobre 2010
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