C’è qualcosa di perverso nella maniera in cui le aziende hi tech trattano la concorrenza: plateale odio puro. Si potrebbe citare Apple vs. Microsoft come fa oggi Penny Arcade, ma invece parliamo di Facebook e Google, altra coppia scoppiata, specie dopo l’inaugurazione di Google+, copia carbone (per alcuni fatta meglio) del social network globale.
Ultimamente ogni metodo che venga sviluppato per estrarre i contatti da Facebook ed esportarli su Google+ viene bloccato. Il primo è stato un’extension per Chrome, il secondo un’app che utilizzava l’API di Facebook e non violava nessuno dei termini del contratto con il social network. La software house responsabile di questa applicazione è stata contattata con una mail che citava il pericolo di usare le informazioni dell’utente al di fuori dell’applicazione, anche con il suo consenso. Inutile dire che chi è colpito, qui, è l’utente, privato completamente del diritto di gestire le informazioni che lo riguardano. Privare qualcuno della privacy con la scusa di difenderne la privacy stessa è una perversione paradossale.
L’atto di Facebook risulta ancora più malizioso se ci mettiamo a guardare quali sono le informazioni che questa app, chiamata Open-Xchange, estraeva: il nome proprio ed il cognome, dati che Facebook stesso rende pubblici con qualsiasi ricerca.