Sembra più lo sbarco sulla Luna che un’espansione commerciale, ma se andiamo a leggere i numeri, scopriremo che per quanto difficoltoso sarà estremamente remunerativo. Non si può pretendere di collegare il mondo lasciando fuori 1,6 miliardi di persone: questa è la dottrina che ha spinto Zuck ed i suoi in un progetto di “invasione” semi-pacifica del paese di Mao.
Stranamente l’articolo dell’Huffington Post non sembra prendere in considerazione le reazioni del governo cinese, che ha bloccato Facebook negli ultimi anni e non sembra minimamente intenzionato ad accogliere il network a braccia aperte. Quello che menziona è una quasi certa collaborazione con Baidu, il “Google Cinese”, un motore di ricerca che ha una presenza granulare nell’immenso paese ma è letteralmente inesistente nel settore social (incredibile come questi cinesi siano riusciti a copiare perfettamente l’articolo originale!). Baidu è una potenza, in Cina, anche se spesso è stato censurato e rampognato dai gerarchi del partito. Una partnership sarebbe più che sufficiente a garantire il punto d’accesso tanto ambito.
Anche gli USA non sembrano entusiasti della mossa di Facebook. Già costantemente irritati dagli attacchi informatici di matrice cinese, i rapporti con la Repubblica Popolare sono a quello che oltreoceano chiamano un “all-time low” -il momento peggiore. I politici di ogni schieramento in America sono sempre disposti a criticare le corporation della rete quando sembrano piegarsi alle censure e soprusi di regimi spietati e potentissimi come quello che domina la Cina. Per compagnie come Google lo stress è stato tale da far letteralmente abbandonare il paese.
Facebook dal canto suo non vuole compromessi per quanto riguarda il proprio piano commerciale. Baidu, parrebbe, è l’unico partner possibile ad aver accettato l’idea che Facebook entrerà in Cina connesso a tutto il resto del mondo, senza “sandbox”. La protezione degli utenti stranieri sarà affidato ad un pop-up che avviserà chiunque si connetta ad un profilo cinese che il governo sta monitorando tutto quello che dice. Verranno accettate tutte le censure dei contenuti che la Cina ritiene necessaria, con la giustificazione che lo stesso accade in paesi definiti democratici come Germania ed Italia.
Non posso dire che mi faccia piacere che il mio paese sia citato (ed a ragione) nella stessa frase in cui si parla di censura cinese, ma così stanno le cose. (ga)