Dopo due settimane dall'attacco hacker subito dal network, i capi della Sony chiedono scusa al mondo. E pensano a un rimborso.
“Si parla di circa 10 milioni di numeri di carte a rischio clonazione”
Network violato - La prima intrusione nel sistema, da quanto affermano le ora certe notizie, è avvenuta nel centro dati di San Diego. Da allora Sony ha avuto serire difficoltà nel gestire l'intrusione degli hacker nel network dedicato alla Playstation, con tutti i risvolti che questa azione illegale ha comportato sia per il business del produttore giapponese che per gli utenti finali, che si contano in milioni di individui al mondo.
Scuse con inchino - Il Presidente di Sony e gli altri capi nipponici hanno organizzato una conferenza ufficiale a Tokyo, in cui hanno esperesso, in pure stile giapponese, il loro rammarico e le loro colpe per non aver saputo fronteggiare degnamente l'accaduto. Oltre ad essersi prostrati nelle scuse ufficiali, hanno annunciato un nuovo aggiornamento del software e la possibilità di una compensazione per gli utenti che hanno perso denaro per colpa dell'intrusione degli hacker.
Magra figura - Sony è infatti uscita danneggiata dalla vicenda, le maggiori critiche sono arrivate per aver tenuto nascoste le informazioni in suo possesso per un'intera settimana. Gli accusatori dicono che ha atteso il lancio del suo nuovo prodotto tablet, prima di comunicare l'accaduto e di chiedere aiuto direttamente all'FBI americana.