Journal Communications, un network editoriale americano tradizionalista, è passato a Google Apps dopo quasi vent'anni di Microsoft. La scelta è nata per decisione del nuovo CIO, Michael O'Brian. Convincere un'azienda considerata ormai "legacy", ovverosia basata sui vecchi media, ad aggiornare completamente il proprio parco di applicazioni e il framework su cui è basato non è certo stata un'impresa semplice. Basta solo considerare che una buona percentuale di dipendenti ha attraversato la propria intera carriera con Microsoft, che da due decadi stringe il mondo del business tra le sue spire.
O'Brian è fondamentalmente un businessman, per quanto un tecnico, e come tale si è rivelato "agnostico" su sistemi operativi e fedeltà al brand.Il suo piano si è basato su una semplice analisi di costi e benefici: la situazione in cui ha trovato Journal Communications era di caos organizzativo, con decine di terminali e server differenti, standard diversi e prodotti software di varie generazioni che convivevano a fatica sotto l'ombrello di Microsoft. Teoricamente Microsoft dovrebbe curare le comunicazioni tra tutti gli elementi dei propri sistemi, ma in pratica non è mai stata in grado di garantire una vera affidabilità.
Google Apps dal canto suo offre la pace: non importa neppure il sistema operativo, si può agire direttamente tramite browser. E la sicurezza? Il team legale è stato convinto piuttosto in fretta del fatto che sulla nube i dati fossero meglio difesi che sui server. Restava solo da placare i timori della "base", i dipendenti che temono il nuovo perchè spaventati dall'idea di restare indietro ed essere licenziati se dovessero faticare ad adattarsi. A dare loro una spintarella è stata proprio Microsoft. A poche settimane dalla migrazione, uno dei server è andato in crisi ed ha corrotto vent'anni di contatti ed email per tutto il network. Dopo questa pugnalata alla schiena, c'era letteralmente la fila per passare a Google Apps...
Immagine CC di Alistair UK