2005 - 2012. La data di nascita e di morte, come fosse una lapide. Dopo MegaUpload, e altri siti per la condivisione dei file, chiude anche BtJunkie, il motore di ricerca per torrent già al centro di numerose polemiche che l'avevano reso inaccessibile (o quasi) dall'Italia. Un cyber-suicidio in piena regola.
“Un cyber-suicidio con cyber-biglietto per il popolare sito di torrent”
Lettera d'addio - Poche righe bianche su sfondo blu per salutare i fedeli utenti che ne avevano decretato il successo in questi sette anni. “È la fine di un percorso, amici. La decisione non è stata facile, ma abbiamo scelto volontariamente di chiudere. Ci siamo battuti per anni per il vostro diritto di comunicare, ma è tempo di andare oltre. È stata un'esperienza di vita indimenticabile. Vi auguriamo il meglio!”. Quattro milioni di torrent attivi, con una crescita di quattromila nuovi file al giorno circa: fino al momento dell'addio.
Al centro del mirino - A partire dall'aprile dell'anno scorso, l'accesso al popolare sito era stato bloccato dall'Italia, in seguito a un'operazione della Guardia di Finanza di Cagliari soprannominata Poisonous Dahlia. In seguito all'arresto del fondatore di Megaupload, Kim Dotcom, e alla reazione a catena che ha provocato in siti analoghi, che hanno deciso di bloccare i download in attesa di tempi migliori, pare che anche gli amministratori di BtJunkie abbiano scelto di abbandonare pirateria e pirati, forse nel timore di ulteriori ritorsioni. La piattaforma canadese sembra essere stata colpita dall'effetto domino che sta cambiando la mappa online della condivisione di file. A quando una piattaforma legale, a prezzi ragionevoli, per venire incontro alle esigenze degli utenti senza andare a intaccare gli interessi dei creatori di contenuti? (sp)
Chiara Reali
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