Si stima che 8-10 miliardi di oggetti siano connessi a Internet per dare informazioni e servizi. Nel 2020 saranno il triplo. È il cosiddetto "Internet delle cose".
Su Focus 253, in edicola fino al 20 novembre 2013 (e in digitale per sempre), trovi un articolo sull'universo di oggetti connessi a Internet - dai contatori della luce alle colonnine dei posteggi, dagli sistemi di irrigazione ai barbecue - e come il loro utilizzo sta cambiando (in meglio) la nostra vita.
È mattina presto. Le tapparelle sono ancora abbassate. Nella stanza inizia ad aumentare di intensità la luce led. È azzurra. «Accidenti, piove». Giù dal letto, è ora di andare in cucina per la colazione. Entrando, si alzano le tapparelle elettriche. Sì, è vero: piove. La luce della cucina lampeggia tre volte. Significa che c’è una email nuova e che viene dall’ufficio. Intanto, un sms avverte che è stata caricata una foto su facebook nella quale siamo taggati.
Una vita così forse la vogliono in pochi. Ma la possibilità di collegare le cose, che siano app, lampadine, smartphone o foto potrebbe essere una comodità.
In pratica, poter stabilire una serie di automatismi alla nostra vita digitale sulla base di questo semplice concetto: se succede questa cosa, allora succede quest’altra. In inglese, if this, than that. Be, si può fare. Basta andare su un sito che, guardacaso, si chiama ifttt.com. Ma come funziona?
Ifttt è un sistema di “trigger”: cioè di inneschi di determinate azioni e di attivazione delle conseguenze. Attraverso una scelta tra oltre 150 app differenti, ciascuna con diverse permutazioni, si possono creare collegamenti e azioni a distanza.
Spieghiamo come si fa attraverso alcuni esempi (oltre a quelli che avete letto all’inizio, tutti veri). Prima di tutto ci si registra con nome utente e password su ifttt.com. In breve, si riceve una mail per confermare l’attivazione dell’account. Poi si è pronti per creare la prima “ricetta”, così si chiama la combinazione di azione/effetto. Prima si sceglie il “this”: per es. “se ricevo una mail con allegato dal mio account gmail”. Poi si conferma e si passa al “that”: per es. “copia quell’allegato nel mio dropbox”. Conferma e via. La ricetta è attivata. Da uno specifico menu, è possibile disattivare, cancellare o rendere pubbliche le proprie ricette. In questo ultimo caso, ovviamente, sarà resa pubblica la combinazione, non il contenuto dei singoli account: un nuovo utente che sceglie di usare la nostra, inserirà i propri dati e non avrà accesso ai nostri.
L’effetto di ifttt a volte è sorprendente. Soprattutto se combinato con nuovi dispositivi simil-domotici, come le lampadine Philips Hue o gli attuatori Wemo. Le prime sono lampadine che si avvitano ai normali portalampada, ma si collegano via wifi alla rete domestica. Così si possono controllare anche via Internet e con lo smartphone. Scopo, cambiarne il colore e/o l’intensità in base all’ora del giorno, allo scenario luminoso (cena o film in tv) e a un sacco di altri parametri. I wemo di Belkin, invece, sono interruttori che si mettono in mezzo (letteralmente) tra la presa di corrente e qualsiasi apparecchio. In questo modo, permettono di controllarne via Internet accensione e spegnimento.
Così, con una mail si può anche accendere la lavatrice al momento giusto. Sempre che qualcuno, un umano, l’abbia prima caricata.
L’effetto di ifttt a volte è sorprendente. Soprattutto se combinato con nuovi dispositivi simil-domotici, come le lampadine Philips Hue o gli attuatori Wemo.
Le prime sono lampadine che si avvitano ai normali portalampada, ma si
collegano via wifi alla rete domestica. Così si possono controllare
anche via Internet e con lo smartphone. Scopo, cambiarne il colore e/o
l’intensità in base all’ora del giorno, allo scenario luminoso (cena o
film in tv) e a un sacco di altri parametri. I wemo di Belkin, invece,
sono interruttori che si mettono in mezzo (letteralmente) tra la presa
di corrente e qualsiasi apparecchio. In questo modo, permettono di
controllarne via Internet accensione e spegnimento.
Così, con una mail si può anche accendere la lavatrice al momento giusto. Sempre che qualcuno, un umano, l’abbia prima caricata.