I sex robot, macchine dalle sembianze vagamente umane specializzate nella fornitura di prestazioni sessuali, sono una realtà da qualche anno: versione evoluta delle vecchie bambole gonfiabili, sono dotate di micromotori che consentono loro dei movimenti simili a quelli naturali e di software per l’interazione emotiva con l’utente.
Facciamolo robotico. Per quanto possa sembrare strano, sembra che l’idea di una notte di passione con un robot accende le fantasie di molti: un sondaggio pubblicato un paio d’anni fa su Cosmopolitan aveva rivelato che una buona percentuale di partecipanti, attorno al 20%, fosse disponibile a provare questa emozione tecnologica.
Secondo gli esperti il futuro della relazione emotiva umani-robot non si limiterà al contatto fisico, ma si evolverà in un vero e proprio rapporto amoroso.
La morale al tempo dei robot. Ne è convinto David Levy, autore di un libro sull’amore tra umani e robot, che alla confereranza “Love and Sex with Robots”, che si è tenuta qualche settimana fa alla Goldsmith University di Londra, ha previsto la legalizzazione del matrimonio tra uomo e macchina entro il 2050. Cioè tra meno di 35 anni.
La cosa può sembrare bizzarra, forse anche moralmente inaccettabile, ma 35 anni fa lo erano anche l’unione tra omosessuali e, in alcuni Paesi, anche i matrimoni tra bianchi e neri.
Anche secondo Andy Cheok, professore di informatica alla City University di Londra e direttore del Mixed Reality Lab di Singapore, la previsione non è così improbabile.
Ma Cheok è anche convinto che il ruolo dei robot non sarà solo quello di soddisfare i bisogni sessuali degli umani: le macchine avranno un impatto positivo sull’intera società. «Non tutti riescono a innamorarsi e avere una vita sessuale e affettiva soddisfacente», spiega: «rispetto a un matrimonio tradizionale infelice, essere sposati con un robot non può che offrire vantaggi.»
Coniuge 2.0. Il vero problema, continua l’esperto in una lunga intervista su Quartz, non è riuscire a costruire robot meccanicamente paragonabili a un essere umano, ma realizzare software che permettano alle macchine di agire in modo umano, per esempio comprendendo e sostenendo una conversazione. «Se un robot sembra innamorato di te e tu ti senti amato, da un punto di vista pratico stai sperimentando qualcosa di molto simile all’amore umano», incalza Cheok.
E dato che proviamo già dei sentimenti per creature non umane, come cani e gatti, perché non dovremmo innamorarci di un robot con sembianze umane e che si comporta, anche emotivamente, come un umano?
I figli dei robot. Altri esperti sono però meno convinti. Oliver Bendel, professore all’ateneo svizzero di Scienze applicate e Arti, ritiene questo scenario improbabile perché alle macchine manca la sensibilità morale.
In effetti il matrimonio è un contratto che prevede obblighi di cura reciproca e, nel caso, di accudimento della prole.
Prevede quindi diritti e doveri che dovrebbero essere riconosciuti anche alle macchine. Al momento, però, tutto questo sembra confinato a scenari fantascientifici.