La BP, la compagnia che da 50 giorni sta causando un disastro ambientale di proporzioni immani e, di conseguenza, la più dura indiganzione mondiale, ha comprato delle pubblicità sponsorizzate su Google, per chi ricerchi "oil spill". Naturalmente il web è un catalizzatore del processo per cui l'opinione pubblica si informa, si indigna e cerca di reagire con i soli strumenti che possiede: modificare i consumi e diffondere ancora l'informazione.
Molteplici le iniziative nate sul web, da plugin di Firefox che sporcano di petrolio sullo schermo tutto quello che ha a che fare con BP, a pagine su Facebook che spingono al boicottaggio, passando per profili twitter che ironizzano sulle pubbliche relazioni del colosso petrolifero (e anche sulla vicenda deilink sponsorizzati). Per questo motivo BP ha pensato di dare pubblicità a tutti gli sforzi che sono stati compiuti dalla compagnia per recuperare il petrolio disperso, finora piuttosto fallimentari.
Si riveleranno fallimentari anche le tattiche per recuperare pezzi di opinione pubblica?