Digital Life

Blizzard prova a difendere World of Warcraft dai "farmer" cinesi

Crociata contro i soldi veri nei videogiochi.

Alla luce del netto aumento dei singoli e delle compagnie impegnate a vendere monete d'oro all'interno del gioco agli utenti di World of Warcraft, Blizzard si è mossa per arrestare tale fenomeno minacciando un ban su PayPal per chiunque sia coinvolto in questo genere di attività.

“Sempre più florida l'attività di scambiare soldi veri per le valute virtuali dei videogiochi”

Per potere acquistare all'interno del gioco gli equipaggiamenti migliori, infatti, molti utenti in questi anni hanno preso l'abitudine di acquistare la valuta tipica dei videogame scambiandola con soldi veri.

I mercanti più famosi al mondo in questo settore sono i cinesi, i quali dispongono di vere e proprie batterie di ragazzi che che raccolgono giorno e notte monete d'oro virtuali da scambiare poi con veri dollari ed euro.

L'attività in sé potrà fare sorridere, ma si stima che solo World of Wacraft, coi suoi 12 milioni di utenti giocanti, abbia creato involontariamente un business di diverse decine di milioni di dollari all'anno a livello mondiale.

Questa disciplina però è severamente vietata dai publisher, Blizzard in primis, innanzitutto perché compromette l'economia interna dei loro mondi virtuali facendo alzare l'inflazione, in secondo luogo perché spesso la scorciatoia adottata dai commercianti cinesi è quella di rubare gli account degli utenti più sprovveduti, spogliandone gli alter ego e rivendendone tutti i beni ottenendo così monete d'oro da rivendere ad altri utenti.

Stando a quanto riportato da Curse, sito specializzato in vari MMO tra i quali World of Warcrat, il cavillo legale cui si starebbe aggrappando Blizzard sarebbe quello della violazione di IP da parte di questi "mercanti d'oro".

PayPal, il sistema più famoso al mondo per la transazioni monetarie online, ha già iniziato a inviare le prime lettere ai mercanti più attivi, minacciando la chiusura degli account se questa "attività illecita" dovesse perdurare.

Restiamo in attesa di scoprire in che modo si concluderà questa spinosa vicenda.

1 febbraio 2011 Stefano Silvestri
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