Julian Assange non resta mai lontanissimo dalle pagine dei giornali o dalle telecamere. Intervistato da Russia Today mentre attende pazientemente l’estradizione per reati sessuali in Svezia, ha descritto quali sono i suoi pensieri sui social media e sui motori di ricerca.
Osservando il mondo dal punto di vista di chi vive letteralmente in mezzo a cospirazioni e documenti riservati è difficile dormire sonni tranquilli. Secondo Assange, per esempio, il mite Facebook che usiamo tutti è lo strumento di intelligence definitivo, utilizzato dai servizi segreti americani senza alcuna difficoltà o remora. Non è un’emanazione della CIA, questo no, ma semplicemente Zuckerberg & co hanno preparato un’infrastruttura automatizzata per servire un “pacchetto” completo di informazioni su ciascuno degli utenti non appena gli agenti governativi ne fanno richiesta ufficiale. Su Facebook la maggior parte delle persone piazza nomi, indirizzi, relazioni, amicizie, lavoro, esternazioni e provocazioni: un archivio personale così dettagliato sulle abitudini delle persone non è mai esistito.
Anche Google non si salva, secondo Assange. La corporation del “do no evil” è altrettanto responsabile di offrire corpo ed anima al minimo cenno degli americani. Secondo Assange è solo questione di tempo prima che i dettagli e le ripercussioni di questo scandalo vengano alla luce. (ga)