di Peppe Croce
Gli hacker di Anonymous questa volta se la sono presa contro il Governo cinese che limita la libertà di espressione su internet. Con una massiccia azione sono stati messi offline 480 siti web e rubati migliaia tra username e password.
"Il Governo cinese non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale sulla spinosa faccenda"
Cina libera -
accusato di violare la libertà di espressione dei suoi cittadini anche sul web
Manovra social - Anonymous, parallelamente alla violazione informatica, ha anche aperto le porte ai suoi follower cinesi con un nuovo account su Twitter e un'apposita mail di contatto. Nel giro di poche ore ha già collezionato oltre 3.000 fan e numerose attestazioni di stima alle quali il collettivo ha risposto con il caloroso tweet "We love our followers!!!! :)
La Cina si difende - Se, da un lato, per le istituzioni cinesi l'attacco è stata una pessima figura - moltissimi siti erano su domini ufficiali ".gov.cn" - dall'altra si deve ammettere che la capacità di reazione è stata impressionante. Tutti i siti sono tornati online e funzionanti nel giro di pochissime ore e, mentre i tecnici informatici li rimettevano in piedi, dall'altro capo del mondo veniva sferrato un duro colpo contro Anonymous. Ma non in Cina, bensì negli Stati Uniti dove è stato arrestato Higinio O. Ochoa III, ritenuto responsabile della cosiddetta "Operation Pig Roast". Un attacco hacker contro i siti del Governo americano avvenuto pochi mesi fa. (sp)