Dimmi come ordini e ti dirò quanto mangi sano: lo afferma un recente studio condotto da un team internazionale di ricercatori secondo il quale ordinare i pasti attraverso un touch screen incide sulla scelta delle portate. E a farne le spese sono la linea e la salute.
Aradhna Krishna della Michigan's Ross School of Business insieme a Hao Shen e Meng Zhang della Chinese University of Hong Kong hanno infatti scoperto che scegliere che cosa mangiare scorrendo con le dita su tablet e smartphone ci fa prediligere i piatti che danno maggior gratificazione, a discapito di quelli più sani.
In altre parole, se sullo schermo dell’iPad ci viene offerta la possibilità di scegliere tra un gustoso hamburger e un'insalatina, le nostre dita tradiranno i buoni propositi e ci faranno ordinare il primo piuttosto che la seconda.
Troppo realismo. Secondo i ricercatori il responsabile di questo comportamento è un meccanismo noto come simulazione mentale, che ci fa associare il tap sullo schermo al gesto vero e proprio dell’afferrare il piatto più appetibile.
La buona notizia è che spezzare questo circolo vizioso è tutto sommato facile: basta infatti interagire con lo schermo utilizzando una pennina o un mouse.
Krishna e il suo team hanno condotto un test su alcuni volontari e hanno chiesto loro di ordinare una macedonia o una cheesecake utilizzando degli iPad e dei computer fissi. Chi ha utilizzato l’iPad ha scelto la torta nel 95% dei casi, contro il 73% di coloro che aveva ordinato con pc e mouse.
Risultati simili sono stati ottenuti ripetendo il test solo con gli iPad, ma utilizzati con le dita oppure con gli appositi stilo.
Non toccare. Sembra quindi che la simulazione mentale venga scatenata proprio dal toccare l’immagine del piatto con le dita. Un secondo test sembra confermarlo: i ricercatori hanno spostato il pulsante “ordina” lontano dall’immagine, in modo tale che per per effettuare la scelta non fosse necessario interagire con la fotografia della portata. In questo caso l’effetto “touch screen” sembra quasi del tutto annullato.
Lo studio, che è stato pubblicato sull’ultimo numero del Journal of Marketing Research, sembra quindi dimostrare come le aziende possano influire sulle scelte dei consumatori senza che questi se ne rendano conto. E come, in questo caso, possano guidare i propri clienti verso il consumo di alimenti a più elevato consumo calorico.