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L’esperimento social Google Buzz andrà definitivamente in pensione il prossimo 15 gennaio, dopo soli due anni di vita online. Lunga vita a Google Plus?
“La tecnologia di Google Buzz confluirà in altri servizi di Mountain View”
Poco successo - Google Buzz è il servizio online con cui Google ha fatto il suo ingresso nel pianeta social network ma, fin da subito, non ha avuto un buon riscontro da parte degli utenti. Con l’apertura di Google+ e il crescente numero di utenti del nuovo servizio social di Mountain View, il team di Mountain View ha deciso di cancellare il progetto e “dimenticare” il suo insuccesso.
Flop come altri – Google, annunciando la prematura scomparsa di Buzz, ha sottolineato che il suo “sacrificio” equivale a un maggior impegno di risorse su Google+, anche se le tecnologie sviluppate per Google Buzz, come già accaduto in passato per altri flop del colosso del Web, non verranno buttate nel cestino.
Non rinnegare il passato - Bradley Horowitz - vicepresidente della divisione prodotti Google - ha scritto in un recente post: “Cambiare il mondo bisogna focalizzarsi sul futuro ed essere onesti con il passato. Abbiamo imparato molto da prodotti come Buzz, e mettiamo questi insegnamenti nel lavoro quotidiano nella nostra visione per i prodotti come Google+”.
Problemi di privacy - Google Buzz era stato lanciato nel febbraio del 2010 e, oltre a non trovare il favore degli utenti, ha anche causato diversi grattacapi legali alla privacy a Mountain View. Google, infatti, ha dovuto sborsare 8.5 milioni di dollari in risarcimenti a seguito di una class action.
Lunga vita a Google Plus - Il colosso del Web, nel giugno scorso, lancia però Google+ con un’astuta azione di marketing: all’inizio l’accesso era limitato e solo a inviti in modo da creare interesse e attenzione. Il servizio è diventato per tutti da settembre e la sua crescita è confermata anche dal capo di Google, Larry Page: “Le persone si tuffano in Google+ a frotte e siamo appena agli inizi”. Google+ conta in questo periodo circa 40 milioni di utenti. Ma molti lo stanno abbandonando. (sp)
Niccolò Fantini