Per vent'anni è stata considerata la peggiore serial killer d'Australia, la donna più odiata del paese. Condannata nel 2003 a 25 anni di carcere per aver ucciso tutti e 4 i suoi figli, Kathleen Folbigg, ora 55enne, si è sempre proclamata innocente. Oggi è una donna libera: lo deve alla caparbietà del suo team legale, ma soprattutto alla scienza.
La morte improvvisa di un figlio è una disgrazia, due sono sospette, tre sono un caso di infanticidio: questo il teorema che ha indotto il padre a dubitare della moglie, e spinto nel 2003 i giudici a ritenere che fosse stata la donna a soffocare i bambini mentre dormivano. Morti inspiegabili per le quali la madre - con alle spalle una storia familiare di violenza - venne ritenuta colpevole di omicidio. Ma i due decenni della detenzione di Folbigg, sono anni di enormi progressi per la scienza. Nel 2018 in Australia una genetista individua nel Dna di Folbigg una mutazione nel gene della calmodulina, presente anche nelle due figlie, Sarah e Laura. Si tratta di una causa importante nelle morti improvvise in età infantile. Di qui la decisione di contattare, in Italia, una autorità del settore, il professor Peter Schwartz, direttore del centro per la cura e la ricerca delle aritmie di origine genetica dell'ospedale Auxologico di Milano. Che a Focus Live ci ha raccontato il caso di Kathleen Folbigg mentre il genetista Giorgio Portera ha spiegato come le analisi genetiche sono entrate nelle indagini criminali e come possono (o non possono) aiutare gli inquirenti a risolvere alcuni casi giudiziari.
Con Peter Schwartz, cardiologo, e Giorgio Portera, genetista forense