«Ho puntato tutto sulla lotta alle forme più mortifere di cancro. Ventinove anni di fallimenti» racconta Mauro Ferrari, pioniere della nanomedicina, bioingegnere, professore di scienze farmaceutiche all'Università di Washington e imprenditore. Parole forti, cui si fatica a credere, se pronunciate da uno scienziato che vanta oltre 500 pubblicazioni su riviste internazionali, 60 brevetti a suo nome, e che, spinto dalla curiosità, dal desiderio di conoscenza e dalla motivazione, ha raggiunto importanti traguardi. «Eppure, ho incontrato molti fallimenti lungo il mio percorso professionale, nel tentativo di trovare una cura per il cancro metastatico a polmoni e fegato», racconta. «Da ognuno di quei fallimenti, però, sono nati nuovi farmaci che hanno aiutato a guarire migliaia, se non milioni di persone. Non dalle metastasi epatiche e polmonari, ma da altre malattie».
Mauro Ferrari è un accademico, imprenditore e scienziato, pioniere delle nanotecnologie applicate alla medicina, da oltre 30 anni Ferrari concentra le sue ricerche sulla cura delle metastasi epatiche e polmonari.
Nato a Padova nel 1959, dopo la laurea in matematica all'Università di Padova, si trasferisce a Berkeley (Stati Uniti), dove consegue il master e il PhD in ingegneria meccanica. Ha fondato il primo dipartimento di nanomedicina al mondo.
Per 10 anni è stato presidente e amministratore delegato del Methodist Hospital Research Institute di Houston. Attualmente è presidente e Ceo di BrYet Pharma.
Per Mondadori ha scritto il libro Infinitamente piccolo, infinitamente grande. Io, la nanomedicina e la vita intorno in cui ripercorre la storia del pioniere della nanomedicina, dello scienziato e dell'uomo: una vita «al servizio di quanto è necessario per l'umanità». Dalla famiglia agli amici, dalla carriera alle sue passioni dentro e fuori dai laboratori, Ferrari parla di come sia riuscito a gestire e trasformare grandi sofferenze in qualcosa di buono. Lo fa con coraggio e ironia in un libro che vuole essere fonte di ispirazione per i giovani.