Che fine ha fatto lo “spazioplano” americano chiamato X-37B? Ne avevamo parlato qualche mese fa: il piccolo veicolo-robot (è la versione automatica di una navicella che in futuro potrebbe prevedere la presenza di astronauti a bordo) era nella rosa dei candidati al ruolo di successore dello Space Shuttle (qui l’articolo sui “possibili” Shuttle del futuro). Da qualche anno il progetto è passato sotto il controllo dell’Aeronautica statunitense che, in tutta fretta, ha messo in orbita la navicella per una missione sperimentale di cui si sa pochissimo, se non che ha... compiuto un anno proprio in questi giorni.
Una missione top secret
Cosa starà facendo questa navicella che da dodici mesi vola sopra le nostre teste? A proposito di questa missione, un portavoce dell’Aeronautica Usa ha dichiarato a Discovery News che starebbe compiendo «test mirati a stabilire uno standard per le navicelle “riutilizzabili” del futuro. Prove che hanno già fornito dati e informazioni molto soddisfacenti». Nessun’altra informazione, per esempio, su cosa ci sia a bordo o sulla durata della missione.
E se stesse facendo... la spia?
Secondo alcune voci l’X-37B (di cui potete vedere alcune immagini qui) sarebbe impegnato in operazioni di intelligence: insomma, sarebbe (anche) un satellite spia. L’ipotesi è stata sollevata, tra gli altri, da un gruppo di “cacciatori di satelliti” che avrebbero avvistato il misterioso spazioplano attraverso i telescopi e l’avrebbero persino filmato. Secondo uno di questi “cacciatori”, l'americano Ted Molczan, l’X-37B descrive un’orbita che lo porta a ripassare su uno stesso punto della Terra ogni 31 orbite (un’intervallo pari a circa un paio di giorni) caratteristica che sarebbe tipica di alcuni satelliti americani impiegati in operazione di spionaggio fotografico. L’obiettivo? Probabilmente alcuni Paesi del Medio Oriente.
Traiettorie troppo simili
Ma secondo alcune informazioni raccolte di recente dall’emittente inglese BBC, la navicella americana potrebbe invece aver puntato le “antenne” su un altro obiettivo: sulla Tiangong-1, la stazione spaziale cinese (per ora disabitata) messa in orbita lo scorso novembre. Questo perché i due “oggetti volanti” – che orbitano entrambi a circa 300 km di altezza e con un’inclinazione rispetto all’Equatore di circa 42,80° – descrivono traiettorie tali da portare a frequenti incontri ravvicinati. È questa la soluzione del giallo? Non esattamente, perché la teoria, benché affascinante, presenta qualche punto debole.
Chi sta spiando chi?
Per esempio, il giornalista americano James Oberg, che si occupa principalmente di temi legati allo spazio, ha fatto notare che le due traiettorie sarebbero, sì, “simili”, ma differiscono per un parametro (per i più curiosi, è la "longitudine del nodo ascendente”) per cui questi passaggi ravvicinati avvengono a velocità di migliaia di metri al secondo e con direzioni perpendicolari tra loro: condizioni tutt’altro che ideali per condurre una qualsiasi forma di “osservazione”.
Tutto questo senza contare che lo spazioplano americano X37B è stato lanciato 8 mesi prima della Tiangong-1. Così, c'è chi ipotizza: e se gli spioni fossero proprio i cinesi?