Due vulcani di ghiaccio sarebbero nascosti vicino al Polo Sud di Plutone: è quanto suggeriscono nuove immagini della sonda New Horizons presentate ieri a un meeting dell'American Astronomical Society’s Division for Planetary Sciences.
Le foto mostrano due montagne di forma circolare di almeno 160 km di diametro con un cratere alla sommità e una profonda depressione al centro. Una, ribattezzata Monte Wright, è alta da 3 a 5 km. L'altra, il Monte Piccard, svetta fino a quasi 6 km. Somigliano in tutto e per tutto a vulcani terrestri, tranne che nel contenuto. Erutterebbero ghiaccio, non lava: sarebbero criovulcani simili a quelli già osservati sulla luna di Nettuno Tritone e su altri mondi ghiacciati.
Sorpresa. La scoperta è avvenuta mentre i ricercatori tracciavano una mappa 3D dei rilievi e delle depressioni sulla superficie di Plutone. Se la presenza vulcani sui pianeti rocciosi interni del Sistema Solare è piuttosto comune, trovarli su un pianeta nano così lontano ha sorpreso gli astronomi.
Se si trattasse di criovulcani, le depressioni al loro interno si potrebbero spiegare con il collasso di parte della montagna durante gli episodi eruttivi.
A ciclo continuo. La loro attività confermerebbe anche che il ghiaccio volatile individuato su Plutone riesce a scorrere in modo relativamente facile sopra e sotto alla superficie.
Motore misterioso. Resta da chiarire che cosa guidi la risalita del materiale eruttivo dalla profondità alla superficie. Su Tritone, il meccanismo è dovuto alla attrazione gravitazionale del vicino Nettuno. Ma non è chiaro se Plutone abbia un calore residuo interno (per esempio, dovuto al decadimento radioattivo di elementi risalenti alle origini del pianeta nano) sufficiente ad alimentare attività vulcanica.
Atmosfera. I nuovi dati di New Horizons rivelerebbero inoltre che l'atmosfera di Plutone è più fredda, densa e compatta di quanto creduto finora. Precedenti osservazioni compiute da Terra ci avevano fatto credere che il pianeta nano stesse perdendo gran parte della sua atmosfera nello Spazio, con gli atomi del suo involucro strappati dalla radiazione solare.
«Dalla prospettiva terrestre ci siamo sbagliati» ha ammesso Alan Stern, responsabile di missione. Le osservazioni dirette della sonda hanno permesso infatti di scoprire molecole di acido cianidrico che assorbono i raggi UV e li irradiano sotto forma di bagliore radio, anziché permettere che la radiazione solare sottragga atmosfera. Un'atmosfera più densa e compatta vorrebbe dire meno ghiaccio d'azoto evaporato e una maggiore quantità di questo materiale presente sulla superficie.