Spazio

Voyager 2: come abbiamo capito che era uscita dal Sistema solare

Gli strumenti a bordo della Voyager 2 hanno consentito agli scienziati di registrare il momento in cui ha attraversato il confine del Sistema solare, hanno inviato dati utili e aperto qualche interrogativo.

Dopo la Voyager 1, anche la sonda gemella Voyager 2 ha ufficialmente attraversato il "confine" tra Sistema solare e ciò che si trova al di fuori di esso. È accaduto, precisamente, il 5 novembre 2018. La conferma è arrivata da un lavoro pubblicato su Nature Astronomy da parte di scienziati dell’Università dell’Iowa che hanno analizzato il plasma che sta attorno alla Voyager 2.

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Questa dovrebbe essere la posizione delle due sonde Voyager rispetto all'eliosfera (in grigio e blu), ovvero l'area di influenza del Sole (in giallo). Da notare come l'eliosfera sia schiacciata nella direzione in cui il Sistema Solare si muove orbitando attorno al centro galattico © NASA/JPL-Caltech

Secondo i dati rilevati dal “plasma wave instrument” (uno strumento della Voyager 2 che ancora oggi, a distanza di oltre quarant’anni dal lancio, continua a funzionare e che è seguito dai ricercatori dell’Università dello Iowa, negli Stati Uniti), proprio il 5 novembre del 2018 la sonda è passata da un ambiente con plasma “caldo e a bassa densità”, che è tipico dell’eliosfera, a uno con plasma composto da “gas più freddi e densi”, che invece è caratteristico dello spazio interstellare.

Qualche mistero. La "linea di confine" percepita dalla Voyager 2 si trova a 119,7 UA dalla Terra (ogni unità astronomica corrisponde a 150 milioni di chilometri), mentre il confine misurato precedentemente dalla Voyager 1 si trovava a 122,6 UA. Nonostante la differenza tra i due risultati, che oltretutto su distanze così grandi è anche abbastanza tracurabile, questi numeri ci dicono che l’eliosfera è piuttosto regolare.

Eppure vi sono ancora molte domande che restano senza risposta. Tra le questa c'è quella che vede la Voyager 1 attorniata da un plasma che diventa via via più denso con la distanza. Perché? Al momento non lo sappiamo. Un contributo alla soluzione del mistero potrebbe arrivare proprio dalla Voyager 2, se anch'essa dovesse trovarsi nella stessa situazione.

5 novembre 2019 Luigi Bignami
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