Dopo diversi giorni di silenzio la sonda Voyager 2 (NASA) è tornata a rispondere. Le trasmissioni dalla sonda si erano interrotte il 28 gennaio, e in molti si aspettavano ormai l'annuncio di "fine vita", ma gli ingegneri della NASA sono riusciti a riattivarla e adesso ha ripreso a trasmettere da oltre 18,5 miliardi di chilometri dalla Terra.
Che cos'è successo? Tutto inizia sabato 25 gennaio, quando la Voyager 2 non esegue una manovra programmata che doveva farla ruotare di 360 gradi, per calibrare uno strumento di bordo rispetto al campo magnetico circostante. I dati che vengono ricevuti a Terra dicono che qualcosa non va: non solo la sonda non ha eseguito la manovra, ma c'è un'inspiegabile assorbimento di potenza elettrica che porta quasi a zero la riserva di energia a disposizione. Nel frattempo, quando a Terra ancora nessuno ha idea di che cosa fare, il computer di bordo della sonda disattiva tutti gli strumenti scientifici per compensare il crollo di potenza elettrica.
Riavvio di emergenza! Alla Nasa si scopre poi che l'assorbimento di energia è dovuto a due sistemi che dovevano lavorare durante la rotazione, e che si sono attivati ma non spenti, succhiando tutta l'energia di bordo. Uno viene spento con un comando da Terra, e ciò permette di ripristinare gli strumenti scientifici, ma poiché non si comprende la causa del malfunzionamento gli ingegneri decidono di spegnere la sonda e di riaccenderla poco dopo. Trascorrono 34 ore - il tempo necessario a un segnale per arrivare alla sonda e ritornare a Terra con la risposta - prima della conferma: il contatto con Voyager 2 è stato ristabilito, la sonda si è riaccesa e ha ripreso le operazioni in modo normale.
L'energia di bordo. Le due Voyager sono alimentate da un RTG (generatore termoelettrico a radioisotopi), che trasforma in elettricità il calore prodotto dal decadimento di materiale radioattivo. A più di 43 anni dalla partenza l'energia prodotta a bordo è molto inferiore rispetto a quella iniziale, ma è ancora in grado di tenere in attività 5 strumenti sulla Voyager 2 (solo 4 sulla Voyager 1): sono questi strumenti che hanno permesso di capire che le due sonde hanno superato da tempo il confine del Sistema Solare e che stanno adesso navigando nello Spazio intertellare.