A pochi milioni di anni dalla sua nascita il nostro pianeta si sarebbe scontrato con un altro oggetto del Sistema Solare in formazione. L’evento permise agli elementi radioattivi del proto-pianeta Terra di rimanere intrappolati nel suo nucleo e fornire così il calore necessario a mantenere fuso il nucleo ferroso e produrre il campo magnetico. È questa la conclusione dello studio di due ricercatori dell’Università di Oxford.
I dubbi. Senza un campo magnetico a farle da scudo, la Terra sarebbe vulnerabile alle pericolose radiazioni che arrivano dallo spazio e forse la vita, almeno come la conosciamo oggi, non sarebbe mai potuta nascere. L’ipotesi più condivisa dai ricercatori sulla nascita della Terra vuole che essa si sia formata dall’aggregazione di piccoli corpi che nel corso del tempo si sono fusi in un unico pianeta. Un’ipotesi che "funziona", ma che lascia alcuni dubbi. Dice Bernard Wood, autore della ricerca: «L’ipotesi ha tutti gli elementi necessari per spiegare la nascita della Terra, ma un dubbio che da sempre hanno i geologi è: qual è la fonte di energia che ha dato e che dà vita al campo magnetico?»


Gli elementi radioattivi. Perché ci sia un campo magnetico è necessario che elementi radioattivi come il potassio, il torio e l’uranio siano presenti nel nucleo terrestre, composto per lo più da ferro. Il loro decadimento, ossia la trasformazione in altri elementi, produce il calore necessario a mantenere fuso il ferro, che in questo stato può ruotare e, di conseguenza, generare il campo magnetico.
Ma gli elementi radioattivi si legano facilmente con l’ossigeno, formando ossidi, i quali essendo leggeri tendono a risalire in superficie. In più, gli elementi radioattivi respingono il ferro: perciò, tra un effetto e l'altro, nel nucleo dovrebbero essere davvero scarsi. Ecco perché il modello della nascita della Terra non dà una risposta soddisfacente.

Un aiuto dall'esterno. Wood però ha capito che in presenza di composti dello zolfo (solfuri), questi, unendosi agli elementi radioattivi permettono loro di rimanere nel nucleo. Il ricercatore ha trovato che nelle condizioni di temperatura e pressione che vi è nel nucleo terrestre l’uranio si lega bene con lo zolfo e rimane facilmente all’interno del nucleo ferroso.









Ma dove sarebbe andata la Terra a prendersi tanti solfuri da fare questa magia? La risposta avanzata dal ricercatore è che la Terra abbia letteralmente “inghiottito” un pianeta simile, per composizione, a Mercurio, che è ricco di solfuri e povero di composti dell’ossigeno, ma più simile a Marte per dimensioni, per garantire l'apporto delle necessarie quantità di composti dello zolfo.
Molto trafficato... Il fatto che mentre si stava formando la Terra si sia scontrata con corpi di notevoli dimensioni è suffragato anche dall’idea che la Luna deve essersi formata proprio dallo scontro di un oggetto dalle dimensioni di Marte. Potrebbe essere lo stesso oggetto? I ricercatori ritengono di no, perché l'impatto che ha infine prodotto il campo magneti deve per farza di cose essere avvenuto molto prima.