Si torna a parlare della possibilità che una delle lune di Saturno, Encelado, possa ospitare forme di vita. L'ipotesi non è nuova: se ne parla da quando le informazioni ottenute della sonda Cassini hanno permesso di affermare che sotto la crosta ghiacciata di Encelado c'è un oceano liquido - con caratteristiche che potrebbero sostenere la vita. L'esistenza di quell'oceano è stata rivelata dagli enormi geyser sparati nello Spazio a diverse decine di chilometri dalla superficie, alla velocità di oltre 2.000 km/h: è difficile immaginare sbuffi di vapore di tale entità che non siano alimentati dalla pressione interna di un oceano.
I dati sui pennacchi raccolti dalla Cassini durante un flyby a 48 km di quota sono stati studiati più volte, e, adesso, una nuova analisi ha rivelato la traccia di un'elevata percentuale di metano: al momento nessuno può dire che cosa produca il metano, ma un'ipotesi che trova ampi consensi nella comunità scientifica vuole che ad alimentare quel gas vi siano processi legati a forme di vita microbica. Lo studio, condotto da ricercatori di diverse istituzioni francesi, è pubblicato su Nature Astronomy.
I metanogeni. La missione Cassini-Huygens, che fu realizzata da ESA e NASA con la partecipazione dell'ASI, si è definitivamente conclusa da oltre 4 anni: nel 2005 la Huygens è stata fatta scendere su Titano (altra luna di Saturno), e nel 2017 - dopo vent'anni di onorato servizio - è stata la volta della sonda madre Cassini, guidata in un lungo tutto mortale nell'atmosfera di Saturno.
![La struttura di Encelado L'ipotesi più accreditata sulla struttura di Encelado: la crosta ghiacciata del satellite di Saturno nasconde un oceano d'acqua liquida che avvolge tutto il nucleo.](/images/2021/07/13/la-struttura-di-encelado_w570.jpg)
![](/images/2021/07/13/la-struttura-di-encelado-orig.jpg)
Gli obiettivi della missione erano soprattutto Saturno, i suoi anelli e Titano, ma è grazie alla lunga permanenza in quel sistema che si scoprirono i geyser di Encelado e presero corpo le prime ipotesi sul suo oceano interno e sulla possibilità che potesse sostenere la vita. Fin da subito si identificò nei geyser vapore e anidride carbonica: la nuova analisi dei dati mette infine in evidenza anche notevoli quantità di metano.
Il fatto che il metano faccia pensare all'esistenza di forme di vita semplice deriva dal fatto che sulla Terra questo gas è spesso presente in prossimità delle bocche idrotermali sui fondali degli oceani. Se da un lato è noto che il metano viene prodotto anche da reazioni chimiche inorganiche, in prossimità dei camini idrotermali terrestri vi sono importanti ecosistemi di microrganismi metanogeni, ossia organismi che producono metano. «Vista la situazione sulla Terra», commenta Régis Ferrière, uno degli autori della ricerca, «ci siamo chiesti se microrganismi simili a quelli terrestri possano produrre metano in quantità elevate nell'oceano di Encelado.
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Misteri complessi. Per rispondere alla domanda, non potendo spedire a breve nuove sonde attorno ad Encelado, il team di Ferrière ha elaborato modelli matematici che tengono conto della geochimica e dell'ecologia microbica per verificare le probabilità che quel metano possa essere prodotto da microrganismi. Risultato: le informazioni della Cassini sarebbero coerenti sia con un'attività microbica del tutto simile a quella che vediamo attorno alle bocche idrotermali sulla Terra, sia con un'attività microbica al momento sconosciuta, che potrebbe comportarsi in modo diverso rispetto a quanto avviene sul nostro Pianeta per arrivare a un medesimo risultato.
Ma c'è di più: la quantità di metano osservata nei pennacchi non sarebbe in alcun modo spiegabile pensando solo a processi chimici, a meno che non ve ne siano di sconosciuti, ma è molto improbabile. Spiega Ferrière: «Il nostro studio non porta alla conclusione definitiva che c'è vita nell'oceano di Encelado, ma piuttosto che le probabilità che vi siano bocche idrotermali simili a quelle degli oceani terrestri sono molto elevate, e che potrebbero essere "abitate" da microrganismi simili a quelli terrestri».
Naturalmente non ci sono certezze: potremo averne, forse, solo quando una sonda tornerà in prossimità di Encelado per raccogliere nuove informazioni.