Spazio

Venti nuovi pianeti abitabili scoperti da Kepler

Tra i nuovi pianeti alcuni sono molto promettenti dal punto di vista dell'abitabilità. In attesa del nuovo telescopio spaziale europeo, CHEOPS, che li studierà in dettaglio, l'Esa lancia un concorso per il simbolo della missione.

Il telescopio spaziale Kepler, lanciato dalla Nasa nel 2009 per cercare pianeti al di là del Sistema Solare, ha permesso di identificare in un sol colpo 20 pianeti potenzialmente abitabili (o abitati). A renderli ancora più simili alla Terra ci sarebbe anche il fatto che avrebbero un'età paragonabile a quella del nostro pianeta, e questo depone a favore della possibilità che la vita abbia avuto tutto il tempo necessario per potersi evolvere, proprio come è successo sulla Terra.

Illustrazione: il telescopio Kepler.

Il gran lavoro di Kepler. Tra i nuovi pianeti quello che svetta nella classifica dell'abitabilità è KOI-7923.0, grande quasi quanto la Terra (il 97%) e con un anno di 395 giorni terrestri. Ciò che invece lo differenzia è la temperatura media globale, che dovrebbe essere inferiore a quella terrestre perché la sua stella madre è meno calda del Sole e la distanza che li divide è leggermente superiore.

Stando all'Exoplanet Archive della Nasa, con queste scoperta il numero di pianeti extrasolari sale a 3.550, appartenenti a 589 sistemi planetari. Kepler è stato artefice della scoperta di 4.496 oggetti, alcuni dei quali però ancora da confermare.

Aspettando Cheope. Il lavoro di Kepler avrà certamente un impulso notevole a partire dal 2018, quando sarà lanciata la missione europea CHEOPS (CHaracterising ExOPlanets Satellite), che nell'arco di circa 3 anni e mezzo avrà il compito di esaminare più in dettaglio il transito di pianeti che ruotano attorno a stelle luminose e più o meno vicine al Sistema Solare.

L'Esa cerca un simbolo per la missione CHEOPS:
il concorso, aperto a tutti, chiude il 31 gennaio 2018

In particolare, CHEOPS dovrà misurare accuratamente i diametri dei pianeti extrasolari di cui è già nota l'esistenza: poiché di molti si è stimata la massa, grazie al diametro sarà possibile determinare la loro composizione, anche approssimativa, e da questo sapere con ragionevole certezza se sono gassosi o rocciosi.

4 novembre 2017 Luigi Bignami
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