Si riaccende il dibattito tra chi sostiene l'esistenza di fosfina nelle nubi di Venere e chi è scettico. Nel 2020 un gruppo di ricercatori avanzò per primo questa ipotesi, ma pochi mesi dopo altri scienziati suggerirono che si trattasse di un errore.
Nuove prove. Ora i primi ricercatori sono tornati con nuove prove. La fosfina è di grande interesse nelle ricerche di vita extraterrestre perché, sulla Terra, è prodotta quasi esclusivamente da processi biologici. La sua presenza tra le nubi di Venere potrebbe indicare attività biologica, nonostante l'ambiente ostile del pianeta, con temperature al suolo di 470 °C e una pressione 90 volte quella dell'atmosfera terrestre.
Recentemente una nuova analisi dei dati del Pioneer Venus Multiprobe della NASA, lanciata nel 1978, ha fornito indizi sulla presenza di fosfina a circa 55 chilometri di altitudine. Questi indizi sono stati rafforzati dalla ricerca di Dave Clements dell'Imperial College di Londra, che ha osservato: «Non abbiamo ancora un modello preciso dell'atmosfera venusiana, ma ipotizziamo la presenza di fosfina a quella quota, in linea con i dati della sonda Pioneer». Le osservazioni provengono dal progetto JCMT-Venus, che utilizza il James Clerk Maxwell Telescope per monitorare non solo la fosfina, ma anche altre molecole come l'anidride solforosa (SO2) e l'acqua. «Ci sono diverse anomalie nell'atmosfera di Venere", ha sottolineato Clements. «La fosfina è solo una delle novità emerse dalla ricerca in corso. Anche la quantità di acqua e di SO2 varia nel tempo, ma non si sa ancora il perché».
Tre campagne. Il gruppo di ricerca sta continuando l'analisi dei dati raccolti in tre campagne di osservazione. Data la complessità del problema e il potenziale impatto delle scoperte, i ricercatori stanno adottando un approccio molto rigoroso, utilizzando anche ricerche indipendenti, inclusi i dati del Pioneer Venus Multiprobe, che aveva rilevato tracce di ammoniaca.
L'ammoniaca potrebbe essere la prossima grande novità per Venere. Sebbene possa essere facilmente prodotta in laboratorio, la sua presenza su un pianeta roccioso è considerata una buona biofirma, poiché non ci sono fonti note di ammoniaca che non derivino dalla vita. Tuttavia Clements e il suo team procedono con cautela, esplorando varie ipotesi che potrebbero spiegare la presenza di queste molecole senza necessariamente implicare la vita.
La vita in una goccia? La possibilità di vita su Venere ha spinto Jane Greaves, dell'Università di Cardiff, a investigare la presenza di ammoniaca.
Secondo il chimico William Bains, questa sostanza potrebbe essere utilizzata da (eventuali) organismi viventi per neutralizzare l'acidità delle nubi di Venere, rendendo vivibili piccole gocce d'acqua. Tuttavia le osservazioni, condotte con il Green Bank Telescope negli Stati Uniti, sono state difficili da calibrare a causa della luminosità di Venere, quindi i ricercatori le considerano ancora preliminari.
Le missioni programmate per studiare Venere sono ora di grande interesse. La missione DAVINCI della NASA, prevista per la fine del decennio, esplorerà l'atmosfera venusiana. Anche la missione europea EnVision, che studierà la relazione tra l'atmosfera e l'attività geologica, è in fase di preparazione. Infine, una missione privata di Rocket Lab è prevista per gennaio 2025, e si spera che possa fornire risposte alle domande ancora aperte sull'atmosfera del pianeta.
E poi c'è juice. Inoltre, il gruppo di lavoro sta cercando di convincere i responsabili della missione JUICE dell'ESA a utilizzare i suoi strumenti durante il sorvolo di Venere previsto per l'anno prossimo, mentre sarà in rotta verso Giove. Al momento, non ci sono ancora articoli scientifici pubblicati sulle nuove scoperte, ma sono in preparazione e i risultati sono stati presentati in una sessione speciale al National Astronomy Meeting.