Spazio

Nuova misura della costante di Hubble

È stato ricalcolato il tasso di accelerazione dell'espansione dell'Universo: è in parte in accordo con precedenti misure, ma non con quelle dell'Universo primordiale.

Sfuttando le galassie come lenti gravitazionali un gruppo internazionale di astronomi, utilizzando il telescopio spaziale Hubble (Esa/Nasa) ha effettuato nuove misure della velocità di espansione dell'Universo.

Il risultato concorda con misure precedenti, ma non è in accordo con le misure di espansione dell'Universo primordiale: non è cosa poi molto sorprendente, ma permette di sottolineare, ancora una volta, quanto poco sappiamo di ciò che è accaduto alla nascita dell'Universo e subito dopo.

Misurando la distanza e la velocità di allontanamento delle galassie più lontane è possibile determinare la costante di Hubble per un determinato istante di tempo.

Misure. Il tasso di accelerazione dell'espansione dell'Universo è dato dalla cosiddetta costante di Hubble, che non è esattamente una costante: cambia nel tempo, ma è uguale per un istante di tempo in ogni luogo dell'Universo. Un valore difficile da quantificare, variabile non solo perché riferito a un preciso istante ma anche perché legato anche alla non semplice misurazione della distanza di oggetti celesti presi a riferimento (per esempio le Cefeidi): per un breve approfondimento fate riferimento anche all'articolo Spitzer raffina il valore della costante di Hubble (di Mario Di Martino, 2012).

In questa occasione i ricercatori di H0LiCOW hanno utilizzato - quali riferimenti - cinque quasar (nuclei di galassie, estremamente luminosi) molto distanti dalla Terra, "dietro" a enormi galassie. La luce dei quasar subisce la gravità dell'enorme massa delle galassie e viene "piegata" in quello che chiamiamo lente gravitazionale.

La costante variabile. Studiando tali lenti nel corso del tempo è possibile determinare a quale velocità si muovono i quasar e a quale distanza si trovano, e da questo si può determinare la costante di Hubble.

Il telescopio spaziale Plank ha calcolato la costante di Hubble per l'Universo primordiale: vedi anche la mappa del cosmo appena dopo il Big Bang. © ESA

Il valore ottenuto con queste nuove misure è, come si diceva, in disaccordo con quello misurato con il satellite Planck (Esa). C'è però una spiegazione: a differenza di quest'ultimo lavoro, Planck ha misurato la costante di Hubble proprio per l'Universo primordiale, in quanto le osservazioni erano rivolte soprattutto alla radiazione cosmica di fondo.

La ricerca, pubblicata sul Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, sottolinea che il tasso di accelerazione dell'espansione dell'Universo è una misura in evoluzione: assume valori diversi e sempre più precisi.

Queste discrepanze possono portarci a un nuovo approccio alla fisica e a nuove conoscenze dell'Universo attuale: la costante di Hubble è fondamentale per l'astronomia moderna, in quanto aiuterà a confermare, smentire o correggere la nostra immagine dell'Universo, composto da energia oscura, materia oscura e materia normale.

26 gennaio 2017 Luigi Bignami
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