Lo Space Telescope Science Institute (STScI, Usa) e l'Institute for Astronomy (IfA) dell'università delle Hawaii hanno rilasciato la seconda edizione della raccolta di dati ottenuta con Pan-STARRS, il Panoramic Survey Telescope & Rapid Response System (osservatorio di Halaekalā, Hawaii). Pan-STARRS1 DR2 (il nome dell'archivio) è la più imponente raccolta di dati digitali del cielo e informazioni astronomiche mai realizzata, oltre 1,6 milioni di gigabyte (1,6 petabyte), una quantità di dati stimata in oltre 30.000 volte il contenuto totale di Wikipedia.
L'immagine qui sopra è parte del primo set di dati, rilasciato nel 2016: vedi La mappa digitale più completa dell'Universo
Pan-STARRS non è un "semplice" osservatorio: è un sistema esplorativo composto da specchi relativamente piccoli (al momento sono due, da 1,8 metri l'uno), fotocamere digitale da 1,4 miliardi di pixel e diversi altri strumenti di osservazione in varie lunghezze d'onda e per l'elaborazione dei dati. Il sistema lavora esaminando quasi l'intera volta celeste a porzioni regolari più volte al mese (fino a quattro), ed è usato per identificare e monitorare anche (ma non solo) oggetti mobili, transitori e variabili, inclusi asteroidi che potrebbero potenzialmente costituire una minaccia per la Terra. Il lavoro presentato, iniziato nel maggio del 2010, è il frutto della scansione del cielo 12 volte in cinque differenti lunghezze d'onda nell'arco di quattro anni.
La raccolta fornisce, per la prima volta, l'accesso alle singole esposizioni ottenute: ciò consentirà agli astronomi e ai soggetti interessati di effettuare ricerche più complesse ed elaborate di quanto sia mai stato finora possibile. Heather Flewelling, ricercatrice dell'IfA, ritiene che «una parte dei dati corrisponde certamente a informazioni note. Ma credo che lì ci siano anche le chiavi per trovare tesori astronomici che non abbiamo nemmeno iniziato a immaginare».
Tre miliardi di oggetti. «Mettiamo l'Universo in una scatola, così che tutti possano dare un'occhiata», è il commento di Conrad Holmberg, l'ingegnere del database. In quattro anni sono state raccolte informazioni che caratterizzano oltre 3 miliardi di fonti separate, tra cui stelle, galassie e un'infinità di altri oggetti. Il rilascio dei primi dati pubblici di Pan-STARRS DR2 è del dicembre 2016, ma era parziale, in quanto non includeva le singole esposizioni realizzate durante la ricerca. «Durante la studio Pan-STARRS ha già permesso di fare molte scoperte, da Oumuamua - la cometa/asteroide giunta da un altro sistema solare - a pianeti solitari tra le stelle», prosegue Holmberg, «ha mappato la polvere in tre dimensioni nella nostra Galassia e trovato nuovi flussi di stelle, scoperto nuovi tipi di stelle che esplodono e quasar lontani nell'Universo primordiale.
Quello che adesso vogliamo è che altri scienziati scoprano tutto ciò che ancora non abbiamo visto in questo set di dati incredibilmente grande e ricco.»