Quando alziamo gli occhi al cielo in una notte buia, ciò che ci appare è un cielo costellato di stelle e di agglomerati di stelle a macchia di leopardo: un fondale caotico e disomogeneo, che può fare pensare a un Universo piuttosto disordinato.
Non è così: quello che appare è il risultato di un punto di vista locale. Osservato su larga scala l’Universo è omogeneo (isotropo). Non è allungato in una direzione e non sta ruotando su se stesso lungo un asse preferenziale: è uguale, ovunque si guardi.
A questo risultato, che dà ragione a precedenti lavori, è giunto un gruppo di astronomi della University College e dell’Imperial College di Londra, i quali per di più sostengono che la probabilità che il loro risultato sia sbagliato sia di 1 su 121.000.
La luce più antica. La ricerca si è basata sulle mappe della radiazione cosmica di fondo, l’energia più antica dell’Universo, che lo pervase subito dopo il Big Bang: tali mappe sono state realizzate grazie al satellite Planck dell’Agenzia spaziale europea tra il 2009 e il 2013.
L'Universo di Plank è il risultato della registrazione delle onde radio provenienti da ogni direzione.
Se l’Universo avesse una qualche direzione preferenziale, lo si sarebbe scoperto: se ad esempio ruotasse attorno a un asse, si dovrebbero vedere degli spazi dove materia ed energia spiraleggiano; se invece si espandesse con velocità differenti, avremmo delle aree più calde e più fredde ben distinte.
«Lo studio non ha messo in evidenza nulla di tutto ciò», commenta Stephen Feeney, del Dipartimento di Fisica dell’Imperial College, che ha pubblicato il lavoro su Physical Review Letters: «ed è un risultato importante, perché se l’Universo non fosse identico in tutte le direzioni, l’immagine che abbiamo di esso sarebbe del tutto errata.»