Un mese fa, subito dopo l'annuncio della scoperta di sette esopianeti, per gioco la Nasa ha chiesto ai suoi follower su Twitter di suggerire dei nomi. Hanno risposto in centinaia, con suggerimenti che vanno dal "buffo" al commemorativo, dai nomi dei sette nani di Biancaneve a quelli dei sette astronauti morti nel disastro dello Shuttle Challenger, nel 1986. Iniziativa a parte, come viene scelto il nome di un nuovo pianeta?
Il nome è una cosa seria. Creata nel 1919 per incentivare la cooperazione nel campo dell'astronomia, l'International Astronomical Union (IAU) aveva anche il compito di regolare e controllare l'attribuzione di nomi a nuovi pianeti, pianeti minori, comete e asteroidi. La denominazione delle stelle è invece ancora molto arbitraria, ma l'IAU ha cominciato a lavorare anche su questo fronte.
Quando viene annunciata una nuova scoperta, l'IAU assegna un nome provvisorio al corpo celeste. Nel mentre, gli astronomi si assicurano che non sia già stato individuato in passato, e che non gli sia già stato attribuito un nome. Poi viene assegnato un numero permanente, un equivalente del codice ISBN per i libri, e solo a quel punto possono essere avanzate proposte per il nome.
Nike? Fido? No, grazie! Le linee guida dell'IAU sono per certi versi molto rigide: quando a essere individuata è una nuova cometa, l'IAU segue la tradizione di utilizzare il cognome dello scopritore. Nel caso di un asteroide la scelta può essere più creativa: qualunque nome va bene, a patto che sia facilmente pronunciabile, non sia troppo lungo e non sia collegato a un marchio commerciale. Anche i nomi di animali domestici non sono i benvenuti.
Dopo essere stata valutata da una commissione dell'IAU, la proposta diventa definitiva con la pubblicazione su una circolare.
Amore, questo asteroide è per te. Dedicare un corpo celeste alla propria amata potrebbe sembrare un gesto estremamente romantico. Gary Hug, un astronomo amatoriale con all'attivo la scoperta di ben 300 asteroidi, l'ha anche fatto per davvero. Pare però che sua moglie non gradì troppo di essere paragonata a un pezzo di roccia vagante nello Spazio.